13 marzo 2019 - 22:48

Sino a 50 accordi fra Italia e Cina

In fase di negoziazione ci sono 29 intese fra enti pubblici e ministeri e 21 accordi fra imprese private o partecipate dallo Stato: praticamente l’intero sistema Paese si appresta a stringere intese con le autorità cinesi, da Eni ad Enel, da Cdp a Italgas, da Intesa Sanpaolo a Unicredit

di Marco Galluzzo

Sino a 50 accordi fra Italia e Cina
shadow

Sono in tutto 50 gli accordi in fase di negoziazione in queste ore fra Italia e Cina. In fase di scrittura, e in attesa di una via libera politica, sono 29 quelli fra enti pubblici e ministeri italiani e le controparti cinesi e coinvolgono quasi tutti i possibili campi di collaborazione. Comprendono accordi fra le due dogane, il reciproco riconoscimento delle patenti di guida, scambi universitari e accordi fra Fondazioni, intese su ricerca spaziale, televisione (anche la Rai è coinvolta), informazione.

Ma indubbiamente la parte più delicata, strategica, riguarda gli accordi fra le imprese private o partecipate dell’Italia e quelle cinesi: in fase di contrattazioni ci sono al momento 21 intese, che coinvolgono la Cdp, la Snam, Sace, Enel, Terna, Fincantieri, i due maggiori gruppi bancari italiani, Unicredit e Intesa Sanpaolo, Danieli, l’Eni che dovrebbe siglare con Bank of China un accordo di cooperazione finanziaria per attività esplorative sul territorio cinese, Italgas, le autorità portuali di Genova e Trieste, le Fs, che si candidano a trasportare le merci che escono dal Pireo sino al cuore dell’Europa.

Praticamente è l’intero sistema Paese che si appresta a stringere accordi con la Cina, quando la delegazione di Pechino, guidata dal presidente Xi Jinping, arriverà a Roma. Gli accordi saranno in parte firmati nei ministeri, in parte a villa Madama, in parte a Palazzo Barberini (quelli culturali).

Ieri l’Ue ha comunque sminuito l’allarme sulla penetrazione della Cina in Italia o in altri Paesi europei: «Gli stati membri non possono negoziare accordi in contraddizione con la legislazione europea, per questo non siamo preoccupati, la politica commerciale è una competenza Ue, quindi gli stati membri non possono limitare i nostri margini di manovra». La Commissione ha infatti già verificato i 13 accordi siglati da altrettanti stati membri con la Cina, e tutti si sono dimostrati in linea con il diritto europeo.

Anche la Cina dice la sua, i l governo di Pechino auspica che l’Ue possa essere «oggettiva» e «razionale» e possa vedere «maggiori opportunità nello sviluppo cinese», ha dichiarato il portavoce del Ministero degli Esteri di Pechino, Lu Kang. «La Cina vede la relazione con l’Ue da un punto di vista strategico e di lungo periodo», ha detto Lu, «ed è pronta a lavorare con l’Unione per aumentare la fiducia reciproca e comprensione». Sul piano della competizione, la Cina auspica una visione positiva invece che «di rivalità o di scontro».

Il Parlamento europeo ha approvato una risoluzione che denuncia Russia, Cina, Iran e Corea del Nord che costituiscono «la principale fonte di disinformazione in Europa». Si tratta di azioni sempre piu’ aggressive, indica l’Europarlamento, «che cercano di minare o sospendere i fondamenti e i principi normativi delle democrazie».

Silvio Berlusconi ha dichiarato: «La Cina ha un progetto egemonico sulla nostra economia. C’è un rischio totale, chi arriverà ad essere il numero uno nell’intelligenza artificiale arriverà ad essere il padrone del mondo. Io sono molto preoccupato, anche per il futuro dei miei figli». Intanto alcuni rappresentanti di un fondo d’investimento di Shangai sono in trattative per investire 5 miliardi di euro nel porto di Palermo, un’operazione che trasformerebbe il porto nel più grande hub d’Europa.

© RIPRODUZIONE RISERVATA
ALTRE NOTIZIE SU CORRIERE.IT