18 marzo 2019 - 12:03

Il presidente cinese in Italia: per il Papa un rifiuto sarebbe uno smacco

Il rifiuto di Xi Jinping, nel nostro Paese dal 21, di fare visita in Vaticano a Bergoglio rafforzerebbe le correnti che all’interno della Santa sede hanno sempre diffidato dell’intesa segreta e provvisoria con la Cina

di Massimo Franco

Xi Jinping (Afp) Xi Jinping (Afp)
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La disponibilità di Papa Francesco a incontrare il presidente Xi Jinping continua a essere ribadita ufficiosamente da esponenti vaticani: una pressione indiretta per convincere il regime di Pechino a premiarla. Ed è anche chiaro di chi sarà la responsabilità se l’incontro non avrà luogo durante la prossima visita in Italia. Il fatto che il Vaticano abbia fatto sapere di non avere previsto appuntamenti per il pontefice nei giorni in cui Xi sarà nel nostro Paese, è un modo per sottolineare l’apertura a ogni possibilità pur di combinare il colloquio. È un messaggio di dialogo che sottolinea il rapporto asimmetrico tra Santa Sede e Cina.

La priorità

E conferma quanto per Francesco un incontro sia una priorità mentre per Xi lo è meno. Se, come si è capito finora, la presenza del presidente cinese a Roma non bastasse a facilitare il contatto, per la Chiesa e soprattutto per il Papa sarebbe uno smacco. Primo: difficilmente i capi di Stato stranieri in visita a Roma evitano di andare in Vaticano. Spesso, il loro vero obiettivo è di usare il passaggio a Roma proprio per incontrare i pontefici. Secondo: un no di Xi rafforzerebbe le correnti che all’interno della Santa sede hanno sempre diffidato dell’intesa segreta e provvisoria con la Cina stipulata nel settembre dello scorso anno.

Le critiche

Per questo, come aveva anticipato il Corriere, Francesco vuole fortemente l’incontro. Ha investito molto sull’apertura della via cinese, a costo di tirarsi addosso l’accusa di “svendere” i cattolici cinesi in clandestinità sull’altare di un’intesa: critica dietro la quale si scorgono anche le diffidenze degli Stati Uniti, irritati dalla strategia di Francesco. Ma Xi incontra resistenze simmetriche e opposte nella nomenklatura del Partito comunista cinese, perplesse all’idea di legittimare gli accordi provvisori stipulati col Vaticano. E, almeno al momento, sembra che stiano ancora prevalendo queste perplessità.

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