Roma

Centocelle, nasce il coordinamento degli insegnanti anti-mafia

L’incontro nell’Istituto Comprensivo di via dei Sesami precede la manifestazione cittadina di sabato 1 dicembre promossa dal nuovo movimento “Sei Uno di Noi” che raggruppa centinaia di realtà sociali

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Un coordinamento cittadino di insegnanti antimafia. Il battesimo è avvenuto nel corso di un’assemblea pubblica con cittadini, docenti, genitori, studenti, comitati, associazioni, movimenti, cooperative, giornaliste e giornalisti, parrocchie e reti sociali impegnati nel contrasto alle disuguaglianze, alla povertà ed alle mafie. L’incontro nell’Istituto Comprensivo di via dei Sesami a Centocelle è uno degli ultimi di una serie di iniziative organizzate per preparare la manifestazione cittadina di sabato 1 dicembre promossa dal nuovo movimento “Sei Uno di Noi” che raggruppa centinaia di realtà sociali  molto differenti tra loro: dalle parrocchie ai sindacati fino ai comitati per l’abitare contro disuguaglianze, mafie e razzismo.

Una rete eterogenea che però si riconosce in un comune sentire: “Noi siamo quelli che tentano di sopravvivere in una città piena di disuguaglianze e miseria. Quelli che resistono, facendo le capriole per far quadrare i conti. Non cadiamo nella trappola di considerare causa dei nostri mali chi sta peggio di noi o chi è nato altrove, perché sappiamo di essere dalla stessa parte – si legge nel manifesto - Cosa Vogliamo? Eguaglianza, solidarietà, pari opportunità, partecipazione e accoglienza sono i principi in cui crediamo e che rivendichiamo. La sicurezza che cerchiamo è innanzitutto quella economica e sociale: lavoro, reddito e casa dignitosi. Una scuola e una sanità pubbliche, universali e efficienti. Verde e spazi sociali per i nostri bambini. Una città libera dalle mafie e dai grandi poteri finanziari ed economici. Una società libera da ogni tipo di discriminazione e di razzismo, secondo i principi conquistati dalla Resistenza, sanciti dalla Costituzione e smarriti dalla Repubblica. Dignità e giustizia sociale. Per tutti”.

E proprio ieri presso l’istituto di Centocelle si è cercato di fare un nuovo passo in avanti nella direzione dei principi espressi dall’appello della manifestazione che si svolgerà in piazza della Repubblica. Ed è stata una insegnante a lanciare il progetto di create “un coordinamento di insegnanti che hanno a cuore i temi dell’antimafia sociale, delle disuguaglianze, delle povertà e del razzismo” ha spiegato Emilia Fragale docente di via dei Sesami - È importante dare continuità al coordinamento antimafia degli insegnanti: il 3 dicembre ci sarà la prima riunione”.
 
“La nascita di questo coordinamento è fondamentale non solo per la manifestazione del 1° dicembre ma nel lungo periodo dobbiamo tenerci per mano e costruire un percorso in cui fornire degli occhiali per leggere i territori intorno a noi – ha sottolineato Giuseppe De Marzo di Libera e della Rete dei Numeri Pari - Se non affrontiamo il tema del welfare sostitutivo delle mafie, perdiamo. La cultura è fondamentale, occorre riflettere sui temi della riconversione, riforme strutturali del lavoro”.
 
E proprio dell’assedio delle mafie alle periferie ne ha parlato la giornalista Floriana Bulfon: “Spesso i giornalisti sono accusati di essere stampa cialtrona, bugiardi per aver pronunciato la parola mafia e di parlare male di Roma. Noi non vogliamo parlare male di Roma ma vorrei che la bellezza di questa città non sia deturpata dall’operato delle mafie. Qui i clan ci sono tutti, quelli che vengono da fuori e quelli romani: si spartiscono territori e fanno affari”.
 
“Esiste un welfare sostitutivo nei territori e rappresenta una risposta concreta alle necessità delle famiglie. Il fatto che ci siano delle realtà organizzate all’interno alle occupazioni è un anticorpo a queste dinamiche perché le persone trovano al loro interno la risposta alla necessità – spiega Paolo Di Vetta del Comitato per il diritto all’abitare -.  Purtroppo, in questa città se non rompi uno schema di legalità formale non riesci a dare spazio a queste persone. Oggi possiamo dire di aver ottenuto un censimento, strumenti di conoscenza delle persone che vivono in questi spazi togliendoli da quella zona d’ombra che li stigmatizza come “illegali”.
 
 “Questo è uno dei quartieri in cui si registra il maggior disagio economico e sociale. Essendo assegnato a San Giustino (30.000 persone) mi sono posto il problema della questione mafie - incalza Don Nicola parroco di San Giustino - Una volta mi sono trovato in una trattativa per l’usura a una famiglia al quale volevano dare fuoco a casa e io ho dovuto pattuire la somma. I bambini guardano a queste situazioni come a situazioni normali, così come i genitori o gli altri cittadini. Non c’è percezione del male che si fa. La risposta l’abbiamo trovata nel mutualismo sociale ma non basta è proprio la scuola deve fare la propria parte”.
 
“Parlare di questi temi in una scuola è la dimostrazione che i cambiamenti si verificano cambiando la cultura. Ma molti provvedimenti, tra cui il DL sicurezza, contengono questioni che favoriscono le mafie: si liberalizza la vendita dei beni confiscati alle mafie; si punisce chi cerca di coordinare e dare risposte a chi vive situazioni di difficoltà -  spiega Aboubakar Soumahoro della Coalizione Internazionale Sans Papiers - La volontà è quella di distrarre l’attenzione con la scusa dei migranti ma questo ha permesso alle famiglie di avere un pasto in tavola? A non far scappare i giovani? Ha rimosso le infiltrazioni nella filiera agricola? Evidentemente non c’è volontà di dare risposte ai veri problemi materiali delle persone”.