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Nella sede di Roma di CasaPound l'elettricità c'è ma non si paga: "Debito da 330 mila euro"

Gli esponenti del partito di ultradestra sono finiti nel mirino di Acea, che ha già presentato un atto di pignoramento controfirmato dal tribunale civile
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Per riportare la luce a Spin Time c'è voluto l'intervento dell'elemosiniere del Papa, padre Konrad Krajewski. Con un passato da elettricista, ha tolto i sigilli ai contatori e ha restituito la corrente elettrica ai 450 di via Santa Croce in Gerusalemme. A nemmeno un chilometro di distanza, poi, c'è CasaPound. Nella sede dei fascisti del terzo millennio, in via Napoleone III, le bollette non si pagano. Eppure gli elettrodomestici continuano a funzionare come nulla fosse: nonostante un atto di pignoramento controfirmato dal tribunale civile, le tartarughe frecciate continuano a restare allacciate ad Acea. Un colpo da 330 mila euro per la multiutilty capitolina, che in passato ha già cercato di risolvere la situazione con un distacco. Nulla da fare, perché il partito di ultradestra è ancora lì.
Dopo 15 anni di occupazione, lo spettro dello sgombero è ancora lontano. Il palazzone all'Esquilino di proprietà del Demanio, in passato affidato al Miur, non è nemmeno una priorità. Non è tra le 20 urgenze, i 20 immobili che la prefettura vuole sgomberare al più presto. Così nello stabile alle spalle della stazione Termini la vita continua a scorrere tranquilla, come la corrente elettrica. L'unica speranza per Acea è quella di entrare nei flussi finanziari di CasaPound, di mettere le mani nei crediti che la formazione guidata da Gianluca Iannone ha già o potrà avere nei confronti di altri enti pubblici e società. Altrimenti chi sostiene che il ritorno del fascismo sia l'unica cura ai mali del Paese potrà continuare a farlo senza pagare la bolletta.