Lo strano caso di Allan, senza Tite:
«Io e il Brasile? Non ne parlo più»

Lo strano caso di Allan, senza Tite: «Io e il Brasile? Non ne parlo più»
di Gennaro Arpaia
Giovedì 4 Ottobre 2018, 15:48 - Ultimo agg. 16:49
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Un gioco di mercato: Duván che finisce all’Udinese, Britos che si accasa al Watford ed ecco che arriva il centrocampista di cui avevi bisogno. Così Marques Allan divenne azzurro nell’estate di tre anni fa, primo importante regalo di una gestione, quella di Maurizio Sarri, che avrebbe portato bene al Napoli e allo stesso brasiliano. Arrivato in sordina, il colpo trattato da Aurelio De Laurentiis in prima persona fece subito la differenza: tre gol al primo anno, una sola rete nella seconda stagione, addirittura quattro in quella da poco conclusa. Numeri eccellenti per chi dovrebbe preoccuparsi più di non far segnare gli altri.

La crescita di Allan, però, è stata esponenziale: da mastino del centrocampo a elemento tra i primissimi in Europa il passo non è così breve. Lo sa bene il brasiliano che in Europa non ha mai parlato troppo, lasciando parlare le prestazioni e le caviglie degli avversari, sempre preoccupate quando c’è lui nei paraggi. Aveva bisogno di trovare la sua strada ma oggi, a 27 anni, nessuno ha più dubbi. Le giocate erano già di alto profilo con Sarri, con Ancelotti il suo livello sembra essersi alzato ancora: in questo avvio di stagione azzurra è l’uomo in più del Napoli, finito sempre tra i migliori in campo al fischio finale e capace di affascinare il pubblico del San Paolo anche ieri sera contro il Liverpool.

Come in ogni storia che si rispetti, c’è un però. E quello di Allan si chiama Brasile. La nazionale è un sogno che parte da lontano, l’obiettivo che ogni ragazzino cresciuto sull’asfalto di Rio si porta dentro. Con il Vasco il discorso era troppo prematuro, con l’Udinese il palcoscenico non sembrava quello adatto, ma da quando ha indossato la maglia azzurra Allan si aspetta una chiamata. Le prestazioni degli ultimi due anni autorizzerebbero a trasformare la vana speranza in concreta attesa, ma le scelte di Tite continuano a sorprendere: così, dopo l’esclusione dagli ultimi Mondiali che resta immotivata, il Ct verdeoro ha lasciato a casa il napoletano anche per le prossime amichevoli di ottobre.

«Sto facendo da tanto tempo un gran lavoro e qui e ad oggi non ho mai avuto né una possibilità né un contatto con la nazionale», ha ammesso ai microfoni di Esporte Interativo quasi sconsolato dopo la gara col Liverpool. «Provo a non parlarne più, mi concentro sul Napoli continuando a fare quello che sto facendo».  Nella sua voce tutta la voglia di un riscatto che al momento la nazionale brasiliana non gli concede. «Ritorno al Vasco da Gama? Quando vorrò tornare in Brasile sarà sicuramente il club che avrà la precedenza, mi hanno dato una grande opportunità e mi hanno permesso di essere qui oggi».
Ma cosa trattiene Tite dal chiamare uno dei centrocampisti più in forma al mondo? Difficile trovare una soluzione che giustifichi le sue mosse. Il Napoli non è tra le big del calcio mondiale, ma di sicuro una squadra di rilievo sul palcoscenico internazionale, che gioca (e bene) la Champions e che da anni frequenta gli ambienti europei. 

È vero, il selezionatore verdeoro crede poco ai mediani muscolari, ma resta il fatto che Allan sembrerebbe superiore almeno nei numeri a due dei tre convocati a settembre. Dopo Casemiro, infatti, le scelte sono cadute su Walace, mediano '95 dell’Hannover talentuoso ma non di certo decisivo, e su Renato Augusto, trentenne che gioca addirittura in Cina da due anni. Poi c’è Fred, più incursore che mediano puro. A farne le spese il solo Allan che, nonostante le rassicurazioni provenienti dal Sudamerica, sembra voler mettere ormai quel sogno in un angolo. Una punizione troppo severa per chi sta trascinando il Napoli e attraendo su di sé le attenzioni dei principali club del continente.  
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