Napoli, è il primo flop di Ancelotti:
è già il momento della rifondazione?

Napoli, è il primo flop di Ancelotti: è già il momento della rifondazione?
di Francesco De Luca
Mercoledì 30 Gennaio 2019, 07:30 - Ultimo agg. 12:37
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Annientato dal Pistolero Piatek, nuova stella del Milan, il Napoli ha visto sfumare il terzo obiettivo in quarantanove giorni. Fuori dalla Coppa Italia dopo essere stato escluso dalla Champions League (per la differenza di un gol) ed essere scivolato a -11 dalla Juve, distanza oggettivamente incolmabile per poter riaprire il discorso scudetto.

Dal Liverpool - 11 dicembre - al Milan c’è stato un viaggio a ritroso degli azzurri. Che hanno perso smalto e progressivamente cancellato possibili traguardi, come la partecipazione agli ottavi di Champions - l’avevano centrata Mazzarri e Sarri con squadre meno forti - e alla semifinale di Coppa Italia. Questo arretramento sul piano del gioco, in particolare di attaccanti da tempo appannati, ha provocato negativi risultati che incidono sulla stagione. Ancelotti, tornato su una panchina italiana dopo nove anni, aveva forse altre aspirazioni e dire che era pure riuscito a completare il passaggio dati dalla squadra di Sarri a questa. Ma poi sono venuti meno giocatori fondamentali come Insigne e Mertens; Hamsik ha confermato di trovarsi a disagio nel ruolo di regista e addirittura un centrocampista insostituibile come Allan non è stato convocato per una partita di campionato, non un’amichevole di metà settimana, perché distratto dal mercato (e ieri è stato tirato fuori dopo un tempo: fuori fase fisicamente e mentalmente).
 
 

La squadra ha perso brillantezza e velocità, è apparsa slegata come nel primo tempo al Meazza, dove è stata perforata due volte in 17’ da Piatek, l’unico colpo sul mercato di serie A. Tiratore scelto, il giovane polacco ha colpito due volte Meret approfittando dello squilibrato assetto degli azzurri e delle indecisioni di Koulibaly e del debole Maksimovic. Il serbo, pagato quasi 30 milioni da De Laurentiis a suo tempo, era stato reinventato laterale destro da Ancelotti in Champions e in alcune occasioni ha giocato bene ma da centrale non ha funzionato e allora non è un caso che un anno fa, non giocando mai con Sarri, il Napoli lo avesse spedito in Russia. Nell’azione del primo gol si è fatto sorpassare, e mortificare, da Piatek: errore che un difensore di alto livello non dovrebbe mai commettere.

Sullo 0-2 gli azzurri non hanno avuto la reazione della grande squadra. Malcuit e Ghoulam hanno preparato cross dalle fasce ma sono stati sfruttati male da Milik e Insigne, due attaccanti che hanno rappresentato una comodità per i difensori rossoneri: le conclusioni perfette di Piatek e quelle infelici di Lorenzo, ampiamente prevedibili per Donnarumma, sono state la sintesi della partita. Non vi sono state accelerazioni dei centrocampisti piedi buoni, Fabian e Zielinski, e davanti alla difesa ha fatto tanta fatica Diawara. In un momento cruciale della stagione - la Coppa non è una Coppetta, tant’è che è l’unico trofeo vinto due volte da De Laurentiis oltre alla Supercoppa del 2014 - il Napoli è venuto meno: non sono bastate le cinque punte azzardate da Ancelotti nella ripresa, con il vivace Ounas che ha seriamente impegnato il portiere della Nazionale. È un insuccesso per uno degli allenatori più titolati della storia del calcio, l’uomo che avrebbe dovuto portare una ventata nuova dopo la traumatica chiusura dell’era Sarri. La squadra inefficace in attacco e fragile in difesa, lenta e prevedibile, è la bruttissima immagine di quello che avrebbe dovuto essere il Napoli, secondo quanto si era visto nei mesi che avevano preceduto la sfida di Champions a Liverpool, una serata che ha provocato un corto circuito in un team che non è stato più bello e vigoroso, in grado di ribaltare situazioni difficili. Triste tornare così dal Meazza, dove si sono ascoltati ancora cori contro Napoli e i napoletani, un’altra tappa nello squallore degli stadi del Nord, anche quella che è la Scala internazionale del pallone. Arriverà un’altra multa per il club rossonero - 15mila euro da parte del giudice sportivo dopo la manifestazione di discriminazione territoriale di sabato scorso - ma non incide sulle casse di una società né è un freno per gli imbecilli.
 

Al Napoli resta l’Europa League, certo, e il viaggio - sedicesimi di finale, 14 e 21 febbraio - comincia con un avversario agevole come lo Zurigo. Ma poi potrebbe esservi l’abbinamento a un club titolato, come il Chelsea di Sarri e Higuain, e anche questo cammino rischia di diventare in salita per una squadra che deve subito ritrovare se stessa per non scivolare nel grigiore. Sul mercato non è previsto alcun intervento in entrata: si sono trovati d’accordo De Laurentiis e Ancelotti, che da buon aziendalista cerca di sfruttare le risorse a disposizione, molte delle quali trascurate a suo tempo da Sarri. Il direttore sportivo Giuntoli, dedito al mutismo, lavora per il futuro, per quello che potrebbe essere fatto sul mercato estivo, privilegiando come sempre giovani di talento come Fabian e Meret, lautamente pagati nello scorso luglio. Alla prossima estate si arriverà con un’altra importante qualificazione alla Champions League - il Napoli ha un vantaggio di 14 punti sulla Roma, quinta - ma con una serie di amarezze che non potranno essere dimenticate a cuor leggero anche se si immaginava che ci volesse tempo dopo la chiusura di un ciclo, non solo quello di Sarri, ma probabilmente anche di giocatori come Callejon, Hamsik e Mertens. Perché questa rifondazione, prima o poi, dovrà cominciare.
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