Meteore del calcio italiano: ve le ricordate?

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Debutti folgoranti, declini rapidissimi. Negli ultimi vent'anni tanti calciatori non sono riusciti ad avere carriere all'altezza delle premesse. Da Paco Soares a Francesco Grandolfo, passando per Hugo Enyinnaya: alcuni casi emblematici

In questo weekend il cielo sarà illuminato dalle Orionidi. Stiamo parlando di meteore: piccoli frammenti di roccia che bruciano per attrito entrando a contatto con l’atmosfera. Vanno a una velocità di decine di chilometri al secondo e lasciano spettacolari scie luminose. Un fenomeno di straordinaria intensità, ma di brevissima durata. Che non di rado si manifesta anche nello spietato mondo del calcio. Qui di seguito alcuni giocatori passati dal nostro campionato, eccezionali almeno per una notte, che non sono poi riusciti a mantenersi a livello delle aspettative.

Paco Soares
Mihajlovic, Signori, Montella, Veron. Nella rosa della Samp che iniziò il campionato 1997/1998 c'era anche questo diciassettenne brasiliano che giocava in Honduras, nel Club Deportivo Motagua. Vujadin Boskov lo fece esordire a Parma e lui lo ringraziò segnando subito. In porta c'era un Buffon già affermato. "Boskov diceva che avevo bisogno di continuità per crescere. A fine stagione mi convocò in sede, in piazza Campetto, e mi disse che se lui fosse rimasto avrei avuto un posto nella rosa. Partii per il Brasile, ma al mio ritorno lui non c’era". Giocò altre 7 volte in Serie A, senza segnare. Dopo tanto calcio minore, si è dato al beach soccer.

Gustavo Bartelt
Attaccante argentino paragonato a Caniggia, fu acquistato dalla Roma di Zeman nell'estate 1998. Il 17 ottobre di quell'anno entrò nel quarto d'ora finale della partita casalinga contro la Fiorentina, che era avanti di un gol. All'89' seminò il panico sulla linea di fondo con dribbling ripetuti e tocchi di suola, mise la palla dentro e servì Alenichev per il pareggio. Un minuto dopo ricevette nella stessa zona e provò il tiro: Toldo respinse con il piede, Totti corresse in porta. All'Olimpico fu il delirio. Bartelt, però, non si è più ripetuto: nessun gol in giallorosso e il resto della carriera trascorso in patria, dove ha segnato 2 gol in 57 partite.

Nello Russo
Ai nastri di partenza della stagione 1999/2000, l'Inter si presentava con un parco d'attaccanti composto da Ronaldo, Vieri, Baggio, Zamorano e Recoba. In un pomeriggio di dicembre, Nello Russo da Vimodrone rubò la scena a tutti: segnando a 18 anni il terzo gol contro l'Udinese. Fu anche la sua unica presenza in Serie A.

Hugo Enyinnaya
Qualche giorno dopo Nello Russo, in Serie A esordirono dall'inizio altri due giovani attaccanti: Antonio Cassano e Hugo Enyinnaya del Bari. Il loro debutto fu proprio contro l'Inter, al San Nicola. La partita che è entrata negli almanacchi per il gol-capolavoro del più famoso dei due, si era aperta con un tiro dai 40 metri del nigeriano, che sorprese Peruzzi. Solo altre 4 partite in A per lui, poi tanto calcio minore, soprattutto Eccellenza.

Gianni Comandini
Un calciatore che godrà di fama immortale, sproporzionata rispetto a quanto fatto vedere in campo. Ogni voltà che si giocherà un derby di Milano, il suo nome in un modo o nell'altro verrà sempre tirato fuori. I due gol segnati all'Inter nell'umiliante 6-0 dell'11 maggio 2001 saranno anche gli unici timbrati con la maglia rossonera. Poi qualche onesta  stagione con l'Atalanta, che lo pagò 30 miliardi di lire (record per i bergamaschi), ma i fasti di quella serata indimenticabile non verrano più ripetuti.

Federico Macheda
Piccola eccezione in questa carrellata: l'epifania di Federico Macheda è avvenuta in un match di Premier League, Manchester United-Aston Villa. Cresciuto nelle giovanili della Lazio, passò a 16 anni nelle giovanili dei Red Devils. A 17, nel recupero di quella partita bloccata sul 2-2, il ragazzo romano ricevette da Giggs un pallone spalle alla porta: stop di tacco per girarsi e mandare al bar il difensore, girata rapidissima sul secondo palo e gol. Due stagioni dopo passò alla Sampdoria, che a fine stagione retrocesse in Serie B. Anche oggi, a 26 anni, gioca nello stesso campionato, col Novara: "Il mio peggior errore è stato non ascoltare Ferguson. Volevo giocare in Italia, lui non era d'accordo".

Francesco Grandolfo
Barese, come Cassano. Un inizio indimenticabile, come Cassano. Nel resto della carriera Francesco Grandolfo non è riuscito - almeno finora - a seguire il sentiero tracciato dal suo predecessore. Nella sua seconda partita in Serie A, giocata a 18 anni il 22 maggio 2011, sul campo del Bologna, segnò una tripletta. Poi un prestito al Chievo, il ritorno al Bari e varie esperienze in Serie C. Ora gioca nel Bassano Virtus.