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NBA, il ritorno in campo di Lamar Odom inizia dalla Cina?

NBA

A tre anni dalla sfiorata tragedia che avrebbe potuto ucciderlo, l'ex campione NBA con la maglia dei Lakers annuncia il ritorno in campo: dovrebbe avvenire in Cina, si dice con la maglia degli Shenzen Leopards, ma mancano ancora conferme e firme

Al momento di ufficiale non c’è nulla, niente di nero su bianco, nessun contratto: ma a sentire Lamar Odom, l’ex campione NBA con la maglia dei Los Angeles Lakers è pronto a ritornare sul parquet, resuscitando (e il verbo non è casuale) la sua carriera dalla Cina. Con un post apparso sul suo account Instagram in data 26 luglio, Odom ha informato i suoi tifosi “di avere una buona notizia […] Mi si scalda il cuore nel poter condividere con voi tutti la notizia che tornerò a giocare a basket. Giocherò in Cina! Dio è buono! Il mio ringraziamento va a Dio per avermi dato una seconda chance in questa vita e a tutti voi che mi avete amato e supportato in tutti questi anni. Non rinunciate mai a credere in voi stessi, continuate a pensare che solo Dio possa realizzare i miracoli per cui sperate. La pallacanestro e i miei figli sono sempre stati la luce al centro della mia vita ed è su queste due cose che voglio concentrarmi ora”. Nel messaggio poi il giocatore nato e cresciuto a New York include nei ringraziamenti un suo concittadino che in Cina ha goduto di grandi onori e trionfi, quello Stephon Marbury che in Oriente si è costruito un’intera seconda carriera (“sei stato la mia ispirazione”) e il duo Richard Chiang e Zoul El Fassi, co-fondatori del gruppo NinetyPlus che tra le sue attività ha anche quello della gestione e promozione manageriale di alcuni atleti in Cina (in passato il gruppo ha lavorato insieme ad Allen Iverson, Baron Davis, Mitch Richmond e Scottie Pippen). Nei giorni successivi all’annuncio effettuato sui social, sempre tramite il suo account Instagram Odom ha continuato a tenere aggiornati i suoi tifosi/follower con nuovi dettagli sulla sua nuova avventura cinese: “Non sono venuto a questo mondo per perdere, la sconfitta non scorre nelle mie vene. Non sono una pecora che non aspetta altro di essere pungolata dal suo pastore. Io sono un leone e mi rifiuto di parlare, camminare o di mischiarmi con il resto delle pecore. Non voglio ascoltare quelli che piangono e si lamentano, perché i loro pensieri sono contagiosi. Lascerò che questa gente si unisca al gregge, li aspetta macello, un macello che vuol dire fallimento. Questo non è il mio destino. #continuoalottare #china”. Questi sono i propositi del talento newyorchese – che in carriera ha vinto oltre a due anelli con la maglia dei Lakers anche il premio di sesto uomo dell’anno, una medaglia d’oro in Turchia con la maglia di Team USA ai Mondiali (nel 2010) e un bronzo olimpico ad Atene (nel 2004) – ma al momento non è chiaro quando e con quale squadra Odom tornerà a essere ufficialmente un giocatore di basket, anche se più di una voce lo collega agli Shenzen Leopards.

A un passo dal baratro

Giunto a 38 anni, visto per l’ultima volta in campo in Spagna, con il Baskonia, il suo ultimo contratto NBA è stato con i New York Knicks, senza però mai scendere in campo per la squadra della sua città natale. Di lui viene ovviamente ricordata la sfiorata tragedia dell’ottobre 2015, quando l’ex compagno di squadra di Kobe Bryant era stato trovato privo di conoscenza in un bordello del Nevada e per tre giorni aveva lottato tra la vita e la morte in coma, in un letto di ospedale. Un periodo che lui stesso ha recentemente affrontato nuovamente raccontando di come i medici che lo hanno avuto in cura lo considerano “un miracolo che cammina”, alla luce dei 12 ictus e dei 6 arresti cardiaci che è riuscito a superare durante le 72 ore trascorse in coma. “L’ansia e la paura del giudizio pubblico hanno reso difficile per me rifarmi vedere in giro”, ha confessato Odom, “ma oggi sono completamente pulito e mi considero fortunato anche solo a essere vivo”. Se poi tornerà anche a incantare su un parquet, tanto meglio.