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Lukaku dalla povertà alle stelle: "Topi in casa e latte allungato"

Il bomber del Belgio racconta la sua infanzia difficile e l'ascesa nel calcio.

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Lukaku dalla povertà alle stelle: "Topi in casa e latte allungato" Fonte: 123RF

Il bomber del Belgio Romelu Lukaku, già 4 reti nel Mondiale, ha raccontato la sua infanzia difficile e in povertà a The Player’s Tribune.

“Mio padre era stato un calciatore professionista, ma era a fine carriera e i soldi se ne erano andati. La prima cosa a sparire fu la TV via cavo. Poi capitava di tornare a casa e la luce non c’era più, niente elettricità per due o tre settimane per volta”.

La situazione precipitò e il piccolo Romelu, che sarebbe diventato il bomber più prolifico della storia del calcio belga, soffriva la fame. Ma un giorno arrivò la svolta: “Vidi mia madre piangere mentre mescolava il latte con l’acqua, per farlo durare di più. Capii che avevamo toccato il fondo. Che questa non era la nostra vita. Fu come se qualcuno, schioccando le dita, mi avesse svegliato. Quel giorno feci una promessa a me stesso e a Dio: diventerò un calciatore dell’Anderlecht”.

A 16 anni Lukaku firmò il contratto da professionista con la gloriosa società belga, anche se i primi tempi non furono facilissimi: “L’allenatore mi relegava spesso in panchina. A un certo punto lo sfidai: ‘Se mi fai giocare, ti farò 25 gol entro dicembre’. Lui accetto, e fu la scommessa più sciocca che un uomo avesse mai fatto. Raggiunsi 25 gol a novembre. Che serva da lezione: mai scherzare con un ragazzo affamato!”.

La promozione in prima squadra arrivò presto, così come pure le attenzioni dei club inglesi dopo i 41 gol in 98 match tra il 2009 e il 2011. Preso dal Chelsea, non trovò spazio e fu spedito al West Bromwich e poi all’Everton: nel 2017, finalmente, il grande salto al Manchester United, che se lo è aggiudicato per 90 milioni.

Parallelamente, la carriera in Nazionale va a gonfie vele e a 25 anni Lukaku è già il bomber più prolifico di sempre dei Diavoli Rossi, con 38 gol: “Volevo essere il miglior giocatore della storia del Belgio. Non solo un buon attaccante: il migliore. Ho visto troppi topi correre dentro la mia stanza, ho tanta rabbia dentro. Adesso ho una missione”.

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