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Pedofilia, summit Vaticano: "Obbligo di denuncia e stop segreto"

  • 01:56

Roma, 22 feb. (askanews) - L'obbligo per i vescovi a denunciare i preti pedofili e l'eliminazione del segreto pontificio sono al centro della seconda giornata del summit indetto dal Papa in Vaticano sulla tutela dei minori. La questione emerge in modo ricorrente e a farsi portavoce della necessità di collaborare con le autorità giudiziarie locali è monsignor Charles Scicluna, ex pm vaticano sugli abusi: un obbligo, ha detto, che "nasce dalla legge civile. Se non denuncio - ha riferito - commetto un delitto civile". Più efficace questa misura, per Scicluna, che un "tribunale d'inchiesta" per i vescovi.

Poco distante dal summit in Vaticano, nella piazza delle Vaschette, il cardinale Marx, arcivescovo di Monaco di Baviera, ha incontrato un gruppo di una quindicina di vittime di preti pedofili. Vittime che però non sono del tutto soddisfatte da come sta andando l'incontro. Come ha spiegato Peter Saunders, anch'egli vittima di abusi da parte di un sacerdote, e ora fondatore dell'Associazione Ending Clergy Abuse.

"Fin qui la maggioranza di noi è delusa perché il Papa ha spiegato chiaramente che questo incontro non è un tentativo serio di affrontare gli incredibili scandali criminali che colpiscono la Chiesa e il Vaticano. Si parla di 'creare consapevolezza', di 'training', ma queste sono cose in cui non dovrebbe esserci bisogno di training. Lo stupro di bambini, lo stupro e la violenza di qualunque adulto vulnerabile è un atto criminale e orribile".

Mentre Juan Carlos Cruz, una delle vittime di preti pedofili in Cile chiede di eliminare il segreto pontificio: "Non può esserci segreto, deve esserci trasparenza dove c'è un reato. Bisogna rispettare la vittima e proteggerla se non vuole essere pubblicizzata. Ma limitarsi a cambiare parrocchia al colpevole o mandarlo in un altro paese è un reato, come i vescovi che lo proteggono".

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