Scajola a gamba tesa sul futuro di Forza Italia

di Paolo Lingua

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Il punto di Paolo Lingua

Scajola a gamba tesa sul futuro di Forza Italia
Claudio Scajola interviene a gamba tesa sulla crisi di Forza Italia. “Molte argomentazioni che vedo oggi in campo, comprese le critiche di Giovanni Toti, le avevo già formulate io anni fa. Mi spiace che i fatti mi abbiano dato ragione alla fine dei conti”. Per Scajola, arroccato con successo e sicurezza di toni, nel suo palazzo di sindaco di Imperia, la crisi di Forza Italia è più che evidente, ma è contrario all’ “accosto” politico verso Fratelli d’Italia (uno dei possibili movimenti attribuiti a Toti), perché sposterebbe l’asse d’una possibile coalizione troppo verso destra. Per Scajola occorre puntare a un partito cattolico-liberale che raccolga tutti i moderati che in questo momento sono “senza famiglia” e disperdono il voto, anche perché un futuro governo di centrodestra più che possibile vincitore in caso di elezioni anticipate deve impedire uno spostamento dell’asse dell’esecutivo troppo a destra. Scajola osserva che Toti si è reso conto dei limiti del “cerchio magico” serrato attorno a Silvio Berlusconi ma si pone dei dubbi sulle sue possibilità di azione. Oggi, secondo Scajola, l’elettorato si muove con maggior disinvoltura rispetto al passato e fa scelte differenti a seconda che voti per le europee, per le politiche o per le amministrative. E fa l’esempio della sua provincia. “Le due scelte di Biancheri e di Scullino – afferma – sono, pur frutto di coalizioni politiche diverse, ottimali. Perché sono valutazioni sulla capacità di amministratore di due persone. Le condivido entrambe e in sostanza le prevedevo”. Tornando sul tema del recupero del voto moderato Scajola ha sottolineato una sostanziale concordanza di vedute, sia pure da sponde partitiche diverse, con la posizioni più recenti dell’ex ministro Calenda che punterebbe volentieri sulla creazione d’un partito di area moderata sia pure in una coalizione di centrosinistra. E’ un po’ lo stesso obiettivo, puntando a un elettorato “di testa” che soffre invece le scelte di chi vota “di pancia”. Al di là di alcune vicende che ne hanno compromesso la carriera politica nell’ultima fase, Claudio Scajola, non a caso figlioccio e allievo di Paolo Emilio Taviani, nel suo momento di auge come organizzatore di Forza Italia (in quel periodo, a cavallo tra gli anni Novanta e gli anni Duemila, il partito di Berlusconi ottenne i maggiori successi), puntava a realizzare un partito ancora al territorio, sul modello della vecchia Dc. Puntava a dar vita a quadri operativi e a leader locali di riferimento. Riteneva, sempre sulla base d’una formazione personale cresciuta nella Prima Repubblica, che l’organizzazione territoriale e la gestione di enti e di istituzioni locali, avrebbe consentito la “tenuta”, anche in momenti di minor consenso generale. Un partito di vertice, invece, rischia o di fare l’en plein oppure di andare a gambe all’aria. La vicenda del M5s è emblematica, così come il recupero del Pd è anche legato a una maggior organizzazione diffusa, anche se non più come nei partiti del passato. Per Scajola comunque occorre procedere, passo dopo passo, con la maggiore attenzione perché, a suo avviso, di mese in mese le prospettive politiche e i rapporti di equilibrio sono destinati a mutare. E che potremmo trovarci di fronte a situazioni impreviste. Un momento di complessa trasformazione? Sembra non esserci alcun dubbio. Occorre quindi la massima attenzione e la massima lucidità, con la ragione a dominare sui fattori emozionali che invece possono portare a errori politici clamorosi. Ma cosa accadrà, per tornare ai problemi di casa nostra, in Liguria? Come si comporranno nell’area del centrodestra moderato le linee se non opposte comunque differenziate tra i berlusconiani di stretta osservanza, i “totiani” e gli “scajoliani”? Un quesito complesso e si scioglierà passo dopo passo nei prossimi mesi.