Ma le imprese si fidano davvero di questo governo?

di Paolo Lingua

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Ma le imprese si fidano davvero di questo governo?
Non ha torto Anna Maria Furlan, segretario generale della Cisl, quando dice che in Governo, se vuol far decollare l’economia (e quindi posti di lavoro, benessere e qualità della vita, ma soprattutto occupazione) devi favorire, in maniera fiscale o comunque finanziaria, le imprese che sono disposte a rischiare sul territorio. E deve spingere su iniziative che possono creare filiere positive come le grandi opere. Non è il cosiddetto “reddito di cittadinanza”, che nel Mezzogiorno rischia di accentuare i fenomeni di lavoro nero già eccessivi, a sviluppare il benessere. Senza contare che, in un momento storico come l’attuale, è rischioso ingessare le situazioni in ogni territorio, ma è importante seguire i movimenti della produzione e del mercato mondiale. Il discorso, che è certamente di livello sovranazionale e che comunque riguarda la strategia nazionale, vale ancora di più in una situazione tanto delicata come quella della Liguria, in questa speciale momento. Va capito il senso delle affermazioni di Anna Maria Furlan perché sa di quello che parla. Ed è una problematica che coinvolge alcuni aspetti determinanti della nostra macroeconomia: vale a dire i trasporti e il settore marittimo. I traffici e gli spostamenti di merce via mare hanno un ruolo-chiave nell’attuale momento, perché se il trasporto comporta (con la quantità potenziale delle unità marittime unita alla velocità di trasferimento e smistamento delle merci) una dimensione competitiva, connessa alla velocità commerciale, si possono afferrare dei potenziali di ricchezza che in un secondo momento difficilmente possono essere sottratti a chi controlla un certo tipo di mercato. Veniamo a una spiegazione pratica. E’ in decollo e in sviluppo in una sua prima fase, la cosiddetta “via della seta” che coprirà il mercato tra l’Estremo Oriente e l’Europa, grazie alla spinta della Cina. Si tratta d’una situazione i cui benefici potranno essere goduti almeno per alcuni decenni e dei quali l’Italia potrebbe trarre il massimo vantaggio essendo la realtà geografica che ha l’accoglienza privilegiata sia per chi arriva via terra, sia per chi arriva dallo Stretto di Suez. La Storia ha già segnato sin dal Medio Evo questi passaggi privilegiati. A questo punto, spiace tornare sull’argomento, è assurdo disquisire e ridiscutere progetti di vie di traffico (Autostrade, Terzo Valico, raddoppi come le “Gronde”) con continui rattoppi o modificazioni di tragitto. Si perderà solo del tempo in una battaglia nella quale vince chi agisce per primo. Certo, in questi casi sono avvantaggiati Paesi come la Cina (o anche come la Russia) nei quali nessuna realtà (privata o istituzionale) è in grado di opporsi ai poteri centrali. In questi casi, un ponte, una autostrada, un rifacimento si realizzano in pochi mesi o anche in meno di un anno perché nessuno è in gradi di opporsi al potere centrale. Ma a volte, in Paesi democratici come l’Italia, si eccede nel senso contrario. Siamo quasi certi, e persino un po’ rassegnati che quando decollerà la ricostruzione del Ponte Morandi, scatteranno proposte, controproposte, ricorsi e così via. Perché dovremo capire chi, quando e come ricostruire e in che modo. Purtroppo, sul piano decisionale sinora il Governo ha espresso più titubanze che visioni limpide e scelte dirette. E abbiamo ancora da capire chi, come e con quale progetto di dovrà decollare e procedere senza guardare in faccia nessuno. Un ragionamento che sarà da far valere – ma c’è poco da crederci alla luce delle ultime prese di posizione – quando di dovrà affrontare in concreto la questione della cosiddetta Gronda. E’ un caso che minaccia una revisione e un ripensamento, con mille modifiche, a cominciare dalla “mezza Gronda” che non dispiace ai “grillini” da sempre ostili per principio alle grandi opere. Purtroppo, per motivi di ordine politico e di raccolta a rastrello dei consensi, è un discorso che ha già investito anche il più recente passato. Oggi, dall’opposizione, la sinistra insiste per la rapidità dell’azione, ma in passato ha subito il ricatto politico delle posizioni più estreme soprattutto in molte grandi opere: basterebbe pensare, oltre che alla Gronda, a che per quel che riguarda il Terzo Valico che è i n via di realizzazione ma che è decollato tra mille dubbi, sia con i governi di centrosinistra, sia con quelli di centrodestra. Ma la discussione, con buona pace delle più che logiche osservazioni di Anna Maria Furlan di questa mattina, per ora resta ancorata a investimenti pubblici e a opere coperte da finanziamenti governativi. Ma dove sono i privati? Chi si fa vivo per investire? Chia crede nel potenziale di questo Paese? Tutti i punti interrogativi restano sospesi in uno Sato come l’Italia dove i prodotti di qualità e di nicchia vengono costantemente venduti, come persino le squadre di calcio più titolate. Si tira sul mercato internazionale a far mucchio? Non c’è più la voglia di rischiare? Non si ha fiducia nelle istituzioni? Non c’è più fiducia nell’avvenire? Oppure questo Governo non offre affidamento? Ecco la domanda alla quale non vorremmo mai essere chiamati a rispondere.