Salvini prepara il volo in solitaria, ma cosa succederà in Liguria nel 2020?

di Paolo Lingua

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Salvini prepara il volo in solitaria, ma cosa succederà in Liguria nel 2020?

La Lega di Matteo Salvini è contraria – pare, ma non è detta l’ultima parola – a un accordo tradizionale con gli altri partiti del centrodestra tradizionale (Forza Italia, Fratelli d’Italia, gruppuscoli catto-liberali) e punta a raccattare tutti i voti dell’area in funzione d’un grande partito unico, sia nella prospettiva di alcuni appuntamenti regionali sia dell’appuntamento delle europee la prossima primavera. Salvini leader assoluto e nessun patteggiamento. I voti devono venire da soli.

A essere un po’ maligni (il che non guasta mai) siamo a distanza di pochi anni di fronte allo stesso “dream” di un altro Matteo, ovvero il fiorentino Ranzi. E’ un aspetto della politica attuale: ci si scontra a colpi di tweet sui social network, non sui media, si punta alla demolizione degli avversari e si procede a testa bassa.

A Renzi è andata male: dopo il successo alle europee con un inatteso 40%, il Pd è andato in picchiata (si pensi alla rottura del “patto del Nazareno” con Berlusconi alla vigilia dell’elezione del Presidente della Repubblica, la spaccatura con la sinistra del partito e la folle corsa solitaria  del referendum).

Salvini si sente più sicuro: gli sembra di essere alla vigilia di raccogliere i frammenti di Fratelli d’Italia e di Forza Italia per dar vita a un grande partito di un’area di centrodestra populista, sovranista, antieuropea. Punta quindi, a quel che è dato di capire (sempre con un margine di dubbio perché le giravolte sono uno degli aspetti dell’attuale politica), a non trattare con i vertici di potenziali alleati e ad assorbire i voti, forse di indicazioni che vengono dai sondaggi. Non si preoccupa del M5s che appare in difficoltà e in calo, anche perché i suoi leader, al tempo stesso componenti del governo, sembrano divisi e legati a strategie opposte. Basta pensare a Di Maio e Toninelli da una parte e a Fico e a Di Battista dall’altra.

Ma il “volo dell’aquila” di Salvini, che è apparso sostenuto vigorosamente dalle recenti argomentazione in sede ligure del viceministro Edoardo Rixi, si realizzerà? Difficile da capire. Al di là delle elezioni europee dove in genere ciascun partito, per via del sistema proporzionale puro, va per conto proprio, resta da capire la strategia per le regionali del 2020.

La Lega punta a spaccare Forza Italia e a fare il “partitone” con i dissidenti di Forza Italia e con i residui di Fratelli d’Italia, riconfermando Giovanni Toti notoriamente filo-leghista?  Ma come reagiranno, sul piano pratico, esponenti nazionali come Mulè e Biasotti? Ma come di schiereranno i “forzisti” del Tigullio come la famiglia Bagnasco oppure nel Ponente estremo il clan degli Scajola?

Il centrodestra rischia una spaccatura a ragnatela, mentre a livello nazionale Silvio Berlusconi sferza Salvini prendendo posizioni politiche sempre più arroccate sul centro moderato e sempre più lontane dalla destra populista? E’ molto difficile fare previsioni nazionali e sovranazionali perché il Governo appare a volta traballante, a volte rinsaldato.

I due partiti alleati non sono d’accordo su molti temi: anzi, in molti casi sono nettamente in contrasto. Ma sembrano non volere la crisi che però, su una rottura imprevedibile, potrebbe verificarsi. E che accadrà in Liguria? Come si voterà alle regionali del 2020?

Rixi ha confermato la fiducia personale a Toti, da sempre ben visto dalla Lega. Ma Toti potrebbe rompere con Berlusconi e con la sua “guardia del corpo” locale cui si accennava poco sopra? Non rischia, per salvare la presidenza della Liguria, di diventare una pedina di Salvini, senza molti margini di autonomia?

Si ha la netta percezione d’un caos politico che è collegato a infiniti eventi esterni, non ultimo, anzi primo tra tutti, il decreto Genova per la ricostruzione che ha certamente l’unico pregio di essere stato approvato (della categoria “meglio che niente”), ma con molti, anzi troppi, punti deboli. C’è tempo alle elezioni regionali e ci sono molti passaggi politici da attraversare prima di quella data, ma forse ci vorrebbe meno dilettantismo nelle sortite pubbliche e più capacità tattica e di trattativa, soppesando gli equilibri, alla maniera della Prima Repubblica.

Alcide De Gasperi, nel 1948 ottenne la maggioranza assoluta alle elezioni per la Dc, ma fu abile a tenersi intorno, liberali, repubblica e socialdemocratici. Fanfani e Moro una dozzina d’anni dopo sottrassero il Psi all’alleanza con il Pci. I cosiddetti “caminetti” e le “Camillucce” quasi sempre danno migliori risultati delle sortite provocatorie sui social network. Come si diceva un tempo: "voce dal sen fuggita più richiamar non vale; non si trattien lo strale quando dall’arco uscì”.