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Confagricoltura preoccupata per la guerra dei dazi tra Stati Uniti e Cina: “Rischia di pagare il settore primario”


Nell’era della globalizzazione ogni mossa sullo scacchiere mondiale condiziona le economie di molti Paesi. La guerra dei dazi tra Stati Uniti e Cina rischia di avere ripercussioni pesanti anche sul mercato comunitario e in particolare sull’agricoltura.

Il mondo agricolo guarda con preoccupazione alle mosse del presidente americano Donald Trump, intenzionato a inasprire i dazi americani non soltanto su acciaio e alluminio, ma anche nei confronti di altre produzioni. L’obiettivo del presidente americano è di ridurre il pesante deficit commerciale Usa che gli esperti valutano attorno ai 500 miliardi di dollari, dei quali 375 nei confronti della Cina.

Aldilà del rapporto con il gigante asiatico, le decisioni americane interesseranno il mondo intero. Per quanto riguarda il nostro continente i riflessi potrebbero essere pesantissimi, in quanto le esportazioni comunitarie di prodotti agroalimentari negli Stati Uniti valgono quasi 22 miliardi di euro, a fronte di importazioni che non raggiungono gli 11 miliardi.

Il presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti nei giorni scorsi ha espresso la preoccupazione degli agricoltori sulle conseguenze che le decisioni americane potrebbero produrre sui nostri mercati chiedendo all’Unione europea di prendere in considerazione la possibilità di attivare la clausola di salvaguardia prevista dall’Organizzazione mondiale del commercio (WTO) per contrastare anomali afflussi di prodotti.

In questo quadro nell’ultima settimana gli Stati Uniti hanno espresso, a sorpresa, la disponibilità a riaprire i negoziati Ttip con l’Unione europea che Trump aveva di fatto bloccato all’indomani del suo insediamento alla Casa Bianca. La mossa avrebbe l’obiettivo di cercare di far abbassare le tariffe europee sulle automobili, ma anche su agricoltura ed energia. La Commissione europea per il momento ha risposto con freddezza alla nuova proposta americana, considerandola una provocazione, ma l’attenzione degli agricoltori resta alta, perché a fare le spese di questa guerra potrebbe essere proprio il settore primario.

 

Fonte: Confagricoltura