Dalle indagini del '94 ai domiciliari: la storia di Marcello Dell'Utri

Cronaca
Marcello Dell'Utri (foto d'archivio)
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Condannato a 7 anni in Cassazione per concorso esterno in associazione mafiosa, l'ex senatore di Forza Italia chiede il differimento della pena da due anni. Detenuto a Parma e poi a Roma, è stato anche estradato dal Libano

È il 1994 quando Marcello Dell'Utri viene iscritto nel registro degli indagati per concorso esterno in associazione mafiosa. A due anni dall'avvio dell'inchiesta, il 26 novembre del 1996, comincia l'udienza preliminare: l'accusa è di collusioni trentennali con la mafia e di avere garantito a Silvio Berlusconi la protezione da parte delle cosche. L'ex politico viene rinviato a giudizio.

Il processo di primo grado

Il 5 novembre del 1997 parte il processo di primo grado: 253 udienze e oltre 270 testi. L'11 dicembre 2004 Dell'Utri viene condannato a 9 anni di carcere.

Il processo di secondo grado è durato 4 anni

Nel 2006 comincia il processo di secondo grado: la Corte riapre l'istruttoria dibattimentale e sente - tra gli altri - il pentito Gaspare Spatuzza. Il collaboratore racconta in aula le confidenze ricevute dal boss Giuseppe Graviano che, nel '94, gli riferisce di “avere il Paese nelle mani grazie ai suoi rapporti con Dell'Utri e Silvio Berlusconi”.
Il 29 giugno 2010, dopo 117 ore di camera di consiglio, la Corte condanna Dell'Utri a 7 anni, ma esclude che il manager abbia mantenuto rapporti coi clan dopo il 1992.

Nel 2012 la Cassazione annulla con rinvio

Il 9 marzo del 2012 la Cassazione annulla con rinvio la sentenza ed evidenzia alcune lacune nella motivazione. I giudici ripassano la palla alla Corte d'appello di Palermo chiamata a rivalutare le condotte dell'imputato tra il 1977 e il 1992. Passa in giudicato, invece, l'assoluzione per le accuse successive al 1992.

Nuovo processo d'appello

Il nuovo processo d'appello parte il 18 luglio del 2012. Lo stesso giorno in cui Dell'Utri apprende che i pm di Palermo lo indagano per estorsione ai danni di Berlusconi. L'inchiesta sarà poi trasferita dalla Cassazione, per competenza, a Milano. Arriva una nuova condanna a sette anni per concorso in associazione mafiosa: i giudici ritengono Dell'Utri non un semplice trait d'union, ma un vero e proprio “mediatore contrattuale” del patto di protezione tra Berlusconi da una parte e Cosa nostra dall'altra.

Nel 2014 la condanna in Cassazione: 7 anni

Il 9 maggio 2014 Marcello Dell'Utri è condannato in via definitiva dalla Cassazione per concorso esterno in associazione mafiosa. Al momento della condanna non è in Italia, ma in Libano. Dal 16 aprile è in stato di detenzione in un ospedale di Beirut. La richiesta di estradizione per Marcello Dell'Utri è accolta dal Libano il 24 maggio 2014. Nelle motivazioni della sentenza (74 pagine depositate il 1 luglio 2014) Marcello Dell'Utri viene descritto come “il tramite dei pagamenti con i quali Berlusconi garantiva la sicurezza sua, dei suoi familiari e delle sue aziende”. Secondo la Cassazione Dell’Utri ha avuto “ininterrottamente rapporti con la mafia palermitana dal 1974 al 1992”.

L'estradizione dal Libano e il rientro in Italia

Il 13 giugno 2014 Marcello Dell'Utri diventa un detenuto italiano. A bordo di un'ambulanza, alle 15.45, varca la porta carraia del carcere di via Burla di Parma scortato da due auto della Polizia penitenziaria. In quel periodo, a Parma, era rinchiuso anche il capo dei capi di Cosa nostra Totò Riina; la struttura, in passato, ha ospitato anche il boss mafioso Bernardo Provenzano.
L’8 maggio 2016 Dell’Utri viene trasferito da Parma al carcere romano di Rebibbia. È l’ex manager di Publitalia a chiedere lo spostamento a Roma e la Procura di Palermo ha dato il nulla osta. Il regime di detenzione non muta: resta di alta sicurezza.

I tentativi di ottenere la scarcerazione

Nel secondo semestre 2016 i legali di Marcello Dell’Utri avanzano il primo tentativo di ottenere la scarcerazione per le precarie condizioni di salute, ma l'istanza venne rigettata dal tribunale di sorveglianza di Roma. Nel 2017 i legali presentano una nuova richiesta e ottengono una seconda bocciatura.
Il 9 dicembre 2017 Dell’Utri affida il suo appello agli avvocati e in una lettera scrive: “Non sono un uomo da graziare. Io sono un uomo da liberare almeno per curarsi". In carcere riceve le visite del senatore Francesco Giro e dell'onorevole Renato Brunetta. A loro ribadisce la volontà di proseguire, come forma di protesta, lo sciopero del vitto (durato sei giorni) e delle terapie. Il 6 febbraio 2018 vengono depositate le motivazioni con cui i giudici del tribunale di Sorveglianza di Roma hanno ribadito il loro "no" alla richiesta di scarcerazione. “Pericolo di fuga e un quadro clinico con patologie che non appaiono in stato avanzato” si legge nelle 7 pagine. “Bisogna vergognarsi di essere italiani" replica dura Miranda Ratti, moglie di Dell’Utri.

Ad aprile 2018 la condanna nella trattativa Stato-Mafia

Il nome di Marcello Dell'Utri è legato anche alla trattativa Stato-Mafia. A metterlo nero su bianco è stata la corte d'assise di Palermo, che il 20 aprile di quest'anno ha giudicato l'ex senatore di Forza Italia come "cinghia di trasmissione" tra clan e pezzi di Stato dal 1993 in poi. Dell'Utri, in quell'occasione, fu condannato a 12 anni di reclusione insieme a Mario Mori, Antonio Subranni al boss Antonino Cinà, medico di Riina e uomo del papello: l'elenco con le richieste di Totò Riina allo Stato per fare cessare le bombe. 

Dopo il "no" della Corte europea dei diritti umani arriva il sì alla scarcerazione

Ad aprile è la Corte europea dei diritti umani a dire un nuovo “no” alla scarcerazione di Marcello Dell'Utri. Tre mesi dopo, il 6 luglio, i magistrati del tribunale di sorveglianza dispongono il differimento della condanna e concedono a Dell'Utri gli arresti domiciliari, imponendogli una serie di restrizioni. Le condizioni di salute di Marcello dell'Utri non sono più compatibili col carcere: rischia la morte improvvisa per il deciso peggioramento della patologia cardiaca di cui soffre e le malattie che ha da anni non migliorano il quadro complessivo. Sabato 7 luglio, all’età di 77 anni, Marcello Dell’Utri lascia Rebibbia per tornare a casa.

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