“Don Pollo, accendi i fuochi dell’amore e spegni quelli della guerra”

 

Vercelli – “J’en ciapami, mama…” (“Mi hanno colpito, mamma”). Così questo pomeriggio, in un Duomo gremito all’inverosimile, l’arcivescovo Marco Arnolfo, ha iniziato il suo racconto dell’eroica morte del primo dei tre cappellani militari alpini beatificati: don Secondo Pollo. Nonostante una grave infermità all’occhio sinistro, il trentatreenne sacerdote vercellese aveva voluto andare al fronte nella Seconda Guerra mondiale per assistere spiritualmente, ma non solo, i giovani che già seguiva nell’Azione Cattolica. Il 26 dicembre del 1944, nei pressi di Dragali, in Montenegro, era accorso al grido di dolore di un giovane militare che, ferito, invocava in dialetto la mamma, ed era a sua volta stato colpito a morte da un proiettile che gli aveva reciso la femorale.

Medaglia d’argento al valor militare, don Secondo Pollo era stato poi sepolto nel 1968 nel Duomo di Vercelli e il 23 maggio del ‘98, durante la storica visita di Papa Wojtyla alla città eusebiana, era stato beatificato. Di lui Papa Giovanni Paolo II aveva detto che rappresentava “un esempio per tutti i cappellani militari del mondo intero”. Successivamente, altri due cappellani militari erano stati elevati agli altari: nel 2009, don Carlo Gnocchi, e quest’anno don Teresio Olivelli, di Bellagio, morto nel lager nazista di Hersbruck per non aver voluto abbandonare i suoi commilitoni.

Monsignor Arnolfo, oggi in Duomo

Tutti e tre i beati alpini sono stati ricordati in Cattedrale, di fronte al labaro dell’Ana con le 209 medaglie d’oro al valor militare e al presidente nazionale Sebastiano Favero. Ma è ovvio che, essendo a Vercelli, si siano parlato soprattutto di don Pollo. E al termine della cerimonia in Duomo (che ha preceduto uno strepitoso concerto delle fanfare alpine in una piazza Cavour mai così tanto affollata), tutti i presenti nella cattedrale eusebiana hanno letto la preghiera che era stato distribuita da monsignor Arnolfo, preghiera composta proprio dall’arcivescovo di Vercelli per il beato degli alpini di Caresanablot. La bella preghiera dice, tra l’altro: “Come era tuo desiderio, aiutaci ad accendere il fuoco dell’amore dove altri hanno acceso i fuochi del conflitto e della guerra”.

 

edm

 

(Le immagini a corredo di questo articolo sono di Andrea Cherchi)

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