La mostra di Gagliano a Cerrione è un inno alla speranza: “Usciremo dall’incubo Covid”

Salvatore Giò Gagliano all’interno della sua mostra a Cerrione

Poco prima che scoppiasse la pandemia era serena, anzi felice la vita di Salvatore Giò Gagliano, diplomato in arte terapia educatore alla Comunità Muni Prestinari dell’Anffas di Vercelli, nonché artista tout court, semplicemente geniale che, con la sua macchina fotografica, è in grado di sublimare la vita quotidiana – spesso anche dei giovani, e meno giovani, che gli sono affidati all’Anffas – raggiungendo i vertici della bellezza assoluta. Le sue personali, spesso tradotte in raffinati cataloghi, hanno sempre ottenuto un vistoso successo.

Tra la fine del 2019 e l’inizio del 2020 Gagliano stava vivendo un periodo inebriante, sia nel lavoro sia negli affetti: a Genova, nel gennaio del 2020, aveva partecipato, nella Torre Grimaldina di Palazzo Ducale, ad una mostra semplicemente straordinaria, “Sulle tracce della Memoria”, dove artisti di riconosciuta fama avevano esposto la loro visione sulla Shoah, mettendo in luce la sorte che era toccata alle persone disabili durante il nazismo.

Erano stati, per Gagliano, gli ultimi fuochi di una stagione indimenticabile. Poi su tutto il mondo era piombata, come un nefasto, inesorabile rapace, la pandemia. E Salvatore Giò Gagliano ha perso tanto, se non tutto: affetti importanti e la possibilità di fare la cosa indispensabile (lui, che pure poteva lavorare anche durante il lockdown) quando si ha a che fare quotidianamente con le persone fragili: abbracciarle. E, sempre durante la pandemia, anche la scomparsa di una delle ospiti della “Muni Prestinari” che gli era particolarmente cara: Michela.

Sull’orlo della disperazione, Gagliano ha reagito solo come gli artisti possono e sanno fare: con l’arte. E’ andato ad esplorare il Mostro spalancandogli le fauci. E lì, per prima cosa, ha ritrovato soprattutto sé stesso. Si è autoritratto all’interno della pandemia imprimendo sul proprio volto, sul proprio corpo, sulle sue mani il dolore del mondo, ma anche gli “strumenti” che gli hanno consentito di sopravvivere, con coraggio e con fatica, ma di sopravvivere: il cuore e il cervello. Poi, da sé stesso è passato agli altri, anzi, all’altro: un suo collega operatore socio sanitario alla Muni Prestinari, Andrea Masotti, che è a sua volta un eccellente musicista, si è prestato a fare da modello per una serie di immagini davvero emblematiche della pandemia: un uomo con la mascherina avvolto nel nylon (quasi un contraltare alla scorciatoia salvifica delle Stanze degli Abbracci) cerca disperatamene di uscirne, ma è chiaramente in trappola, e gli manca l’aria.

Il lavoro complessivo ha il titolo benaugurante “Hope” (Speranza), mentre la sezione con le immagini di Masotti intrappolato nel nylon che lo sta soffocando si intitola “The Experience of Breath” (L’esperienza del respiro). E poi, sempre, in questa sezione, c’è un video “work in progress” in cui ventidue persone (il numero dei mesi da quando il Virus ci sta attaccando) vengono inquadrate in volto, ad una ad una, con quattro mascherine: se ne tolgono tre e le mascherine gettate a terra cadono, nella finzione artistica, fuori dal video, accumulandosi ai suoi piedi. La speranza (“Hope”) è che prima o poi cada, e per sempre, anche l’ultima mascherina. Le ispirate  musiche di accompagnamento sono di Masotti.

Le foto di Gagliano sono corredate da frasi significative che ben si adattano ai tempi di Covid, scelte con cura dalla storia e dalla letteratura e dalla musica d’ogni tempo: da “Non c’è speranza senza paura, e paura senza speranza” di Papa Wojtyla a “Qui il diavolo lotta con Dio, e il campo di battaglia è ul cuore degli uomini”. E, accanto alla frasi d’autore i commenti di persone che con Gagliano condividono l’assistenza alle persone diversamente abili. Da notare che tutte le foto hanno, come sfondo, un centrino. Spiega l’autore: “Per realizzare un centrino ci vuole tempo e pazienza, il tempo e la pazienza che abbiamo sperimentato nel lockdown”.

Detto del progetto artistico, era necessario trasformarlo subito in una mostra, tra le primissime espressamente e interamente dedicate al tema del Covid. Ci ha pensato una donna di rara sensibilità, Claudia Ghirardello, la presidente del Centro Culturale “Conti Avogadro di Cerrione”, Centro che ha sede in una location tra le più belle d’Italia: all’interno del Golf Club di Cerrione, tra le quattro buche del percorso e l’immensa area che costeggia l’antico, diroccato, ma sempre suggestivo, castello, che oggi si presta a ricevimenti d’ogni genere, soprattutto nuziali.

Lì c’è lo spazio artistico che Claudia Ghiraldello utilizza per le sue mostre, che cura con attenzione quasi materna. La presidente del Centro culturale aveva avuto modo di conoscere Salvatore Giò Gagliano durante la mostra precedente di un amico comune, ed è stata semplicemente folgorata dal progetto di “Hope”. Ha così allestito la mostra – che, aperta il 9 settembre, si chiuderà sabato 2 ottobre – e realizzato il raffinato catalogo sui cui ha scritto la bellissima, ispirata presentazione.

Il catalogo è in vendita a 15 euro e una parte del ricavato, per scelta di Gagliano, andrà alla sua Anffas vercellese che, con una delegazione significativa, guidata dal presidente Giorgio Guala, si è recata al vernissage, colmando di gioia il cuore dell’artista. L’Anffas di Vercelli tornerà il 2 ottobre per la chiusura con le consorelle di Gaglianico e di Mortara. La mostra si può visitare il venerdì e il sabato dalle 15,30 alle 18,30.

Edm

 

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1 commento

  1. Premesso che l’impegno personale profuso dall’Autore costituisce la premessa, generalmente riconosciuta tale, indispensabile per interpretarne e valorizzarne l’opera, la descrizione del fenomeno-Covid, realistica e inevitabile, agghiacciante pur facendo riferimento ai soggetti rappresentati, non fa percepire all’osservatore la Speranza (in Dio) ma sbigottimento, sofferenza e morte. Sembra che l’ottimismo della Fede, SE C’è, sia, non tanto una Sinfonia, quanto un suono incerto e tutto concentrato in una sola nota:
    “che prima o poi cada, e per sempre, anche l’ultima mascherina”.
    ..Il motivo/CAUSA della caduta ? .. non può assera altro che, ancora una volta, la Fede !?

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