23 aprile 2018 - 13:02

Generazione identitaria, chi sono i
nazi-hipster di «No Way» che trasformano la protesta in marketing

Sono quelli della nave antimigranti C-Star e della recinzione sulle Alpi, fanno parte della galassia anti Islam e anti globalizzazione ma hanno un quid da master in comunicazione che li rende diversi da altri movimenti di estrema destra

di Andrea Nicastro

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Pochi, chiassosi e mediatici, i «No way» di Bardonecchia sono gli stessi che l’estate scorsa hanno cavalcato la fake news dei taxi del mare per i migranti. Francesi, fanno parte della galassia anti sinistra, anti Islam, anti immigrazione e anti globalizzazione, ma hanno un quid da master in marketing che li rende unici.

Striscioni

«Voi siete il passato, noi il futuro e questo non è un manifesto, ma una dichiarazione di guerra» dicono i «No way» francesi nel loro atto di nascita. La loro specialità sono i grandi striscioni che permettono di scattare foto spettacolari da postare su Facebook in modo da farle utilizzare anche dagli odiati media tradizionali. Le loro squadre d’azione hanno una disciplina militare, ma le magliettine colorate danno un tocco rassicurante da liceo privato più che da camice nere. Hanno facce giovani e pulite. Sono bianchi e ben bilanciati tra maschi e femmine. Anzi in prima fila spesso compare qualche ragazza arrabbiata, ma comunque bionda e sana.

Siti web, convegni, sagre

Il look risulta così più trasversale rispetto a quello aggressivo e testosteronico dei nazi-skin. Per la bibbia dei neo-con americani sono un’estrema destra chic, nazi-hipster. I «No Way» hanno come nome ufficiale Génération Identitaire, generazione identitaria, che è la sezione giovanile degli «Identitaires» francesi, 2-3mila aderenti nell’esagono, svariati siti attivi, convegni, sagre e un’agenzia d’informazioni d’area. Il tutto immerso nel brodo dei populismi xenofobi a destra del Front National della famiglia Le Pen. Lo scopo non è tanto competere con una sigla propria sul terreno elettorale, ma sdoganare nel dibattito pubblico il rifiuto degli stranieri, del liberismo, del multiculturalismo. Invece di difendere la Francia, difendono un’Europa che per loro non è nata ad Atene, ma a Sparta.

Piccoli segnali in Italia, Germania, Austria, Regno Unito

Per il momento hanno solo piccole diramazioni e molti contatti con gruppi analoghi in Italia, Germania, Austria, Gran Bretagna fino agli alt-right americani. Simpatie, ma non contatti organici anche con gli «identitari» ungheresi del presidente Orban o con il resto dei gruppi nazionalisti del Gruppo di Visegrad. L’esordio di Génération Identitaire avvenne nel 2012 con la loro «dichiarazione di guerra», un video su youtube che è un capolavoro di marketing politico. Uno dopo l’altro si mostrano in primissimo piano dei simpatizzanti che in francese, ma con i sottotitoli in inglese, enunciano le parole d’ordine. «Siamo i figli della frattura etnica». «Condannati dal fallimento di un welfare, troppo generoso con gli stranieri e insostenibile per la nostra stessa gente». «Condannati da chi ha fatto il ’68 e che per liberare se stesso ha distrutto le tradizioni». «Voi siete i figli della crescita post bellica e dell’sos razzismo. Noi siamo i figli del 25% di disoccupazione e del razzismo anti-bianchi». Concetti presenti anche in altri movimenti della destra europea. Le battaglie degli identitari sono state sinora contro le moschee in Francia, i matrimoni gay, la giungla di Calais, i senza tetto stranieri, ma soprattutto sono state battaglie simboliche, alla ricerca della foto perfetta. Hanno appeso i loro mega striscioni «no way» per «difendere l’Europa» sulla Porta di Brandeburgo a Berlino, su una nave affittata davanti alla Libia o su una pista di sci da fondo di Nevanche davanti a Bardonecchia con tanto di corollario di elicotteri in volo. Foto, pubblicità e via: missione compiuta.

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