10 giugno 2018 - 17:38

Le spese di Boniperti e Manolino Sono loro i mister 300 mila euro

Sui 50 ex consiglieri indagati anche la Corte dei conti apre un fascicolo. I pm interrogheranno fino a fine luglio e pensano al giudizio immediato

di Giovanni Falconieri

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Rispetto ad altre «voci di spesa», quelle per «ristoranti, cibi da asporto, bar e generi alimentari» si erano ritagliate uno spazio importante nei rimborsi presentati da Roberto Boniperti. Tanto da spingere il giudice Roberto Ruscello, nelle motivazioni della condanna in abbreviato a 2 anni e 6 mesi di reclusione, a scrivere che i pranzi e le cene «soddisfano bisogni primari legati alle necessità alimentari, più o meno frugali, di ogni persona», ma nulla hanno a che fare con «l’attività politica connessa ai gruppi consiliari». Dopo quella condanna subita nella prima Rimborsopoli, l’ex consigliere regionale del Popolo della Libertà e poi di Progett’Azione è stato chiamato in causa anche nell’inchiesta bis sulle spese pazze in Regione. E nell’invito a comparire che il procuratore aggiunto Enrica Gabetta e i due sostituti Giovanni Caspani e Andrea Beconi gli hanno notificato venerdì mattina, è indicata una delle cifre più alte tra tutte quelle contestate ai cinquanta indagati per peculato: 303 mila euro.

È lui uno dei due recordman delle spese «pazze» effettuate in Regione nel periodo compreso tra il 2008 e il 2010, durante l’VIII legislatura e in piena epoca Mercedes Bresso. Il secondo è Giuliano Manolino, dei Moderati. Per la Procura avrebbe messo a rimborso 314 mila euro. «La parte più consistente dei rimborsi riguarda un sondaggio elettorale — spiega il suo legale, l’avvocato Tom Servetto —: parliamo di 194 mila euro. Ma non è stato commesso nulla di irregolare e sono convinto che anche per Manolino, eventualmente, ci sarà un’assoluzione come per Michele Dell’Utri nella prima Rimborsopoli». Nel frattempo i pm Gabetta, Caspani e Beconi hanno trasmesso alla Corte dei conti la documentazione sugli scontrini «illeciti» raccolta dalla Finanza. Sulla vicenda è stato aperto un fascicolo pure negli uffici di via Bertola, proprio come era accaduto in occasione della prima inchiesta sui rimborsi spese a Palazzo Lascaris: un’inchiesta capace di far cadere la giunta guidata dall’allora governatore Roberto Cota. Nei prossimi giorni sia Boniperti sia Manolino dovranno presentarsi davanti ai pm per rispondere dei rimborsi spese dell’epoca Bresso. Ma anche i loro ex colleghi saranno chiamati negli uffici della Procura o in quelli della Guardia di finanza. Su ciascuno dei cinquanta inviti a comparire notificati dalla magistratura è riportata infatti la data dell’interrogatorio. Si comincia la prossima settimana e si prosegue senza sosta fino a fine luglio. Uno degli ultimi indagati a presentarsi davanti agli inquirenti, nel caso specifico negli uffici del gruppo «Tutela spesa pubblica» della Finanza, sarà l’ex consigliere di Rifondazione comunista Juri Bossuto: per lui la data indicata è il 26 luglio. La Procura ha infatti intenzione di stringere i tempi per provare ad allontanare lo spauracchio della «prescrizione», che dovrebbe abbattersi sull’inchiesta tra il 2020 e il 2022 (dipende dalla data indicata sugli scontrini e le fatture finiti nel fascicolo dei pm). E non è da escludere l’ipotesi di una richiesta di giudizio immediato per giungere in tempi relativamente brevi a una sentenza di primo grado.

Un commento su Rimborsopoli bis arriva intanto dai consiglieri regionali del Movimento 5 Stelle: «Questo Piemonte governato prima dal centrosinistra e poi dal centrodestra — si legge in una nota — inizia ad assomigliare a un buco nero senza fine che aspira i soldi dei cittadini. I piemontesi iniziano ad averne le “scatole piene”, e le tasche vuote, di svegliarsi ogni mattina con il dubbio di essere travolti dall’ennesimo scandalo». Nell’attesa che «la magistratura faccia il suo corso — concludono i Cinquestelle —, noi il dito nella piaga non abbiamo timore di metterlo».

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