17 giugno 2018 - 14:46

Piazza Massaua, la legge del silenzio: «Anxhela? Non l’abbiamo mai vista»

Viaggio nei locali frequentati dalla giovane prostituta albanese assassinata

di Elisa Sola

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Via De Sanctis, piazza Massaua, via Pietro Cossa. Comunque sia andata, il calvario di Anxhela è iniziato qui. Dalla rotonda assolata davanti a un cinema multisala. Lo rivelano i tabulati telefonici del suo telefonino. La ventenne di Fier era una delle schiave del sesso gestite dalla mafia albanese che nella periferia tra Torino e Collegno ha costruito il suo quartier generale. Il venditore di angurie all’angolo con via Pietro Cossa le vede comparire ogni sera dopo le 20: «Sono tutte in fila indiana». Il kebap è aperto 24 ore su 24. Passano di qui clienti e papponi protetti dall’omertà. Il venditore dietro al bancone guarda la foto di Anxhela, sussulta. Confabula col collega e dice: «Mai vista». La ragazza che fa il caffè al bar Cossa — dehors con vetri opachi e poltrone in finto vimini — recita: «Sono straniera, non ho mai visto prostitute, la sera dormo». Fuori dal locale campeggia la scritta: «Aperto tutta la notte». Anxhela Mecani lavorava a due passi dalla Pellerina.

Girava in questi locali. Dentro al Caffé Extro, dietro a tendoni rosa e blu, una bionda in tubino di lattice dice: «C’è così tanto traffico che stanno cercando una commessa in più per il turno di notte. C’è il cartello fuori». Non era censita tra le prostitute Anxhela, perché era arrivata a Torino da poche settimane. E’ stato grazie al suo telefonino che gli agenti hanno scoperto dove lavorava. E le strade in cui sostava portano alla «mafia» che la gestiva. La tratta degli albanesi. Le ragazze qui arrivano tutte dallo stesso paese. Anxhela è maggiorenne quando varca il controllo di frontiera nel 2017 col fidanzato. Direzione Ravenna, corso Cairoli. Ad Anxhela lui, un uomo più vecchio di lei e con precedenti di polizia, promette che farà la ballerina. Le presenta un italiano che bazzica nei night e che si accompagna con giovani straniere. Un italiano che lei sposerà per ottenere la cittadinanza. Prima di essere probabilmente venduta in Piemonte.

I legami tra i suoi presunti sfruttatori sono impressi sul citofono della casetta emiliana. Ci sono scritti tre cognomi oltre al suo: quello del fidanzato, del marito e di una quarta donna. Sono loro che l’hanno fatta arrivare in piazza Massaua? La pm Livia Locci segue anche questo filone: quello dello sfruttamento della prostituzione. E intanto il cerchio dei sospettati di omicidio si stringe. Si cercano le auto dei suoi ultimi clienti per capire chi l’ha abbandonata in tangenziale. Il suv di un pensionato di Fossano, un habitué di escort, è stato portata alla Scientifica ieri pomeriggio. L’uomo, che è uscito dalla tangenziale a La Loggia intorno alle 3 di notte, ha imboccato la circonvallazione e si è diretto verso Carignano. Durante il percorso sulla regionale 20 hanno ripreso la sua targa. I filmati sono stati acquisiti dagli inquirenti. «Non sono stato io a caricarla, non ho investito quella donna», ha ripetuto. Ma non è l’unico ad avere incrociato la ragazza durante le sue ultime ore di vita. Nel telefonino di Anxhela c’è la traccia di un’altra persona. Qualcuno che forse la controllava, che in qualche modo disponeva della sua vita. Qualcuno che forse vive nella zona Sud di Torino. E’ qui che ieri mattina gli uomini della squadra Mobile hanno fatti l’ennesimo sopralluogo con perquisizione. Prima di portare in questura altri sospetti.

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