16 febbraio 2019 - 14:00

Migranti, il traffico passa da Torino: 11 arresti. Il ruolo dell’ex Moi

Sono prevalentemente di origine somala, accusati di far parte di un sodalizio criminale dedito al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina

Migranti, il traffico passa da Torino: 11 arresti. Il ruolo dell’ex Moi Un gruppo di migranti tenta di arrivare in Francia attraverso le montagne piemontesi
shadow

La polizia di Stato di Torino ha dato esecuzione a un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip Giacomo Marson, su richiesta del pubblico ministero Livia Locci, nei confronti di 11 persone prevalentemente di origine somala. Sono accusate di far parte di un sodalizio criminale dedito al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, all’abusiva attività di prestazione di servizi di pagamento, alla contraffazione di documenti di identità ed al traffico di sostanze stupefacenti, con l’aggravante dalla transnazionalità.

Indagine durata 3 anni

L’indagine, condotta dalla squadra mobile della questura di Torino in collaborazione con i collaterali uffici di Firenze e Gorizia, denominata «Mogadiscio», è durata 3 anni e ha consentito di indagare complessivamente 25 persone, di cui 16 destinatarie della misura della custodia cautelare in carcere; 5 sono attualmente ricercate anche all’estero.

L’ex Moi «centrale operativa»

L’ex Moi di Torino, per un lungo periodo, sarebbe stato la centrale operativa da cui passavano i migranti prima di essere trasferiti nei Paesi del nord Europa. Una sorta di «tour operator», come riporta l’Ansa, che aveva come sede l’ex villaggio olimpico occupato, scoperto dalla squadra mobile del capoluogo piemontese con la collaborazione delle questure di Gorizia e Firenze, della polizia francese e dell’Europol. L’ex Moi, ha subito commentato il ministro dell’Interno Matteo Salvini, è «un’area che, dopo anni di incertezze, abbiamo iniziato a sgomberare: la libereremo completamente nei prossimi mesi. È l’ennesima prova che l’immigrazione irregolare è un business che va stroncato».

Gli alloggi, i documenti

Nel dettaglio, gli investigatori hanno accertato che i migranti, giunti in Italia, in un primo momento venivano nascosti presso alloggi messi a disposizione dagli associati, alcuni dei quali ubicati nelle palazzine dell’ex Moi di Torino; in seguito, venivano trasferiti nello Stato (Francia, Austria e Germania) di destinazione utilizzando documenti e credenziali di viaggio predisposti appositamente e accompagnati da passeur, che li aiutavano ad oltrepassare le frontiere utilizzando treni, autobus o autovetture. I documenti utilizzati dai migranti sono risultati in alcuni casi falsi e in altre circostanze contraffatti attraverso la sostituzione della fotografia. Secondo quanto ricostruito i documenti, al termine del viaggio, venivano restituiti agli associati per poter esser nuovamente utilizzati. Inoltre, i migranti venivano istruiti sul comportamento da tenere in caso di controlli delle Forze di Polizia e sulle dichiarazioni da rendere in caso di colloqui per la richiesta dello status di rifugiato.

Servizi a pagamento

Il gruppo era specializzato anche nell’abusiva attività di prestazione di servizi di pagamento, effettuando in particolare il trasferimento di somme di denaro quali intermediari per conto ed in favore di soggetti terzi a fronte della corresponsione di una percentuale sulle somme trasferite, ricevendo rimesse ed effettuando versamenti sia a mezzo postepay sia nell’ambito dell’istituto giuridico di pagamento che trae origine dalla legge islamica denominato Hawala. La Hawala consente che le transazioni di denaro, tra soggetti dimoranti in paesi diversi, avvengano tramite agenti di scambio (hawaladar) che, in seguito, regolano poi i loro rapporti effettuando operazioni di compensazione tramite piattaforme informatiche riferite a Money Transfer Operators, senza trasferimento materiale di denaro da un intermediario all’altro.

© RIPRODUZIONE RISERVATA