26 febbraio 2019 - 17:47

Torino, rapirono un uomo fingendosi poliziotti: chiesti 13 anni e mezzo

I tre imputati avrebbero sequestrato e poi rilasciato nel giro di un’ora un commerciante di origini calabresi. Per i pm l’episodio � maturato negli ambienti della ‘ndrangheta

di Massimiliano Nerozzi

Torino, rapirono un uomo fingendosi poliziotti: chiesti 13 anni e mezzo
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Lo rapirono in pieno giorno sulla prima collina torinese, indossando pettorine della polizia, per chiedere almeno un milione di euro, prima di lasciarlo dopo poco pi� di un’ora, per una ferita che stava sanguinando: per questo, dopo una requisitoria di oltre sei ore, i pubblici ministeri Monica Abbatecola e Paolo Toso hanno chiesto la condanna a tredici anni e sei mesi di tre persone, accusate di rapina e sequestro di persona a scopo di estorsione.

I tre imputati sono Angelo Alosi, Simone Aleccia e Filippo Bavuso; la vittima si chiama Ivan Napoli, nato a Reggio Calabria ma da tempo a Torino. Uno che commerciava auto di grossa cilindrata (in nero) e orologi, e che un paio d’anni fa patteggi� per traffico di stupefacenti. La richiesta di pena - che il codice indica dai 25 ai 30 anni di reclusione - � uscita mitigata dall’attenuante speciale prevista dalla prima parte del quinto comma dell’articolo 630 del codice penale. Ovvero, dove si prevede un beneficio di pena per il sequestratore che a un certo punto desista dal disegno criminale, �per evitare che l’attivit� delittuosa sia portata a conseguenze ulteriori�. Una scelta spiegata dai pm con il fatto che Bavuso, visto il sanguinamento della ferita, disse a Napoli di andare all’ospedale, aggiungendo per� di riferire ai sanitari di essere caduto da una bicicletta e, comunque, facendolo accompagnare da un complice. Lo stesso che poi confess�: giudicato in abbreviato, � stato condannato a dieci anni. Il sequestro - secondo l’accusa - matur� sullo sfondo della malavita, visto che Bavuso avrebbe frequentato, da anni, personaggi di spessore della ‘ndrangheta.

Una frequentazione che l’imputato - difeso dagli avvocati Giuseppe Del Sorbo e Vittorio Nizza - ha invece sempre ricondotto alla sua attivit� di venditore d’auto: insomma, si trattava solo di clienti. Aleccia (difeso dagli avvocati Attilio e Mauro Molinengo) e Alosi (avvocato Anna Rizzo) avrebbero partecipato al piano: il secondo, fornendo anche il box auto in zona Allianz Stadium dove Napoli fu portato, dopo essere stato prelevato in macchina, davanti a un hotel. Secondo i pm, l’episodio � proprio l’archetipo di uno dei reati preferiti dalla criminalit� organizzata: l’estorsione ai danni di truffatori o comunque di persone che hanno un’alta disponibilit� di contanti, la cui provenienza non � giustificabile davanti alla legge. Per un semplice motivo: molto difficilmente, denunciano. Cosa che qui, al contrario, successe.

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