4 gennaio 2019 - 11:43

Camilla, lo strazio del papà: «Mentre curvava ha perso il controllo. Poi ho sentito il tonfo»

L’incidente e la morte della bambina caduta sugli sci nelle parole del padre

di Simona Lorenzetti

Camilla, lo strazio del papà: «Mentre curvava ha perso il controllo. Poi ho sentito il tonfo»
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«Camilla sciava tranquilla, ha affrontato una curva e ha perso il controllo degli sci. Sarò stato a cinque metri da lei, la seguivo a breve distanza», racconta papà Francesco. Poi una lunga pausa. Piange. «La mia bambina», ripete. Di fronte a lui ci sono i carabinieri di Oulx. Camilla è morta da poche ore. Il corpo della piccola giace inerme nella camera mortuaria dell’ospedale Regina Margherita. Francesco Compagnucci trascina i piedi e si sposta come un fantasma da una parte all’altra della stanza. Ha visto la figlia cadere, scivolare per oltre cinquanta metri e finire fuori pista. Ha sentito il rumore dello schianto contro la barriera frangivento. Ha percepito il suo respiro che lentamente si affievoliva. Ha provato a rianimarla, a farle un massaggio cardiaco. A tenerla in vita. A salvarla. Non c’è l’ha fatta. Francesco ricorda ogni dettaglio, ma la sua voce fa fatica a ripercorrere quei momenti. I carabinieri sono pazienti. Non lo forzano, ma devono sapere cosa è successo. Devono provare a ricostruire.

«Mia figlia sciava già da 3 anni»

«Mia figlia sciava già da tre anni. Se la cavava», spiega l’uomo. Quella mattina in pista erano in quattro: Camilla, papà Francesco, un compagno di scuola della bambina e il padre Vittorio De Pedys. Insieme alloggiavano in una casa a Oulx. Sulle montagne olimpiche erano giunti lunedì. Doveva essere una settimana bianca all’insegna del divertimento. La vacanza era stata decisa nei mesi scorsi. Camilla e tre suoi compagni di classe avevano chiesto ai genitori di poter trascorrere le feste insieme. La scelta era ricaduta sull’Alta Val Susa perché due famiglie sono di origine piemontese e hanno una casa in montagna, a Oulx e a Claviere. Camilla amava la neve. E mercoledì non vedeva l’ora di sciare con il suo migliore amico. L’incidente avviene intorno alle due del pomeriggio sulla pista numero 27 nel comprensorio della Via Lattea. «L’imbuto», così è chiamata, perché il tracciato si stringe e prende la forma del collo di un imbuto. Il primo ad affrontare la discesa è Vittorio, che si ferma a valle, su un dosso, per attendere l’arrivo del figlio. Poi tocca a Camilla.

«Non c’era molta pendenza»

«Lei era a cinque metri da me. Mentre curvava ha perso il controllo degli sci. Non c’era molta pendenza», ricostruisce il padre. «Ha perso il controllo — insiste — ed è andata a sbattere contro una staccionata di legno. Ho sentito una botta: il rumore del casco contro la barriera di legno. Mi sono precipitato da lei». I ricordi si sovrappongono, avvolti dal dolore e dall’angoscia. «Ho provato a rianimarla. L’operatore del 118 mi ha guidato al telefono: le ho fatto un massaggio cardiaco». Camilla non reagisce. Il suo cuore si ferma. Muore davanti agli occhi del padre. Vittorio è accanto a loro, c’è anche suo figlio: «L’ho vista colpire la staccionata. Sono risalito lungo la pista e l’ho raggiunta: aveva gli occhi sbarrati. Sul volto c’era del sangue. Le ho tolto il casco perché respirasse e le ho fatto la respirazione bocca a bocca». Tutto inutile.

«È colpa mia»

«La mia bambina», sussurra con un filo di voce Francesco cercando di scacciare gli ultimi istanti di vita della figlia. «È colpa mia», ripete in continuazione il giorno dopo mentre entra alla morgue per dire addio a Camilla. Per vederla un’ultima volta prima dell’autopsia. Accanto a lui c’è la moglie, Arianna Di Napoli, costretta a rinunciare alla vacanza a causa del suo lavoro da anatomopatologa.

L’inchiesta

Francesco e la donna camminano l’uno accanto all’altra, sorretti dai parenti e dagli amici. Nei prossimi giorni l’uomo verrà nuovamente ascoltato dai carabinieri. Il suo racconto dovrà essere verbalizzato e trasmesso in Procura. Sarà costretto a immergersi ancora nei ricordi. E a ripensare agli occhi sorridenti di sua figlia che si spengono per sempre.

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