9 gennaio 2019 - 11:07

Il saluto romano in onore dei caduti «non è un reato»

Archiviato il caso di 9 attivisti di CasaPound al Monumentale di Torino

di Giovanni Falconieri

Il saluto romano in onore dei caduti «non è un reato»
shadow

TORINO - Fu una «espressione di riverenza nei confronti di coloro che hanno combattuto a sostegno della Repubblica Sociale Italiana», non la rappresentazione di un «pericolo per l’ordine democratico del Paese». «Il momento e l’ambiente in cui è stato compiuto», poi, non fanno che avvalorare questa tesi. Il «saluto romano» che nove attivisti di CasaPound fecero il 22 ottobre 2017 al cimitero Monumentale di Torino, durante la commemorazione dei caduti di Salò, non costituisce un reato. Il Tribunale del capoluogo piemontese ha sposato la tesi del pubblico ministero Enrico Arnaldi di Balme e accolto la richiesta di archiviazione depositata dalla Procura. «La condotta posta in essere dagli indagati», spiega infatti il giudice Agostino Pasquariello, «non può considerarsi penalmente rilevante». A mettere nei guai i nove appartenenti al «gruppo locale» del partito politico di estrema destra erano stati i filmati registrati dalla Digos durante la cerimonia celebrata poco più di un anno fa all’interno del Sacrario del Monumentale. Gli autori del gesto, «tutti a volto scoperto e ben distinguibili» in quanto «già noti alla polizia», erano stati identificati e segnalati alla magistratura. Infine, indagati per «apologia del fascismo» in base all’articolo 5 della legge del 20 giugno 1952, la numero 645, che punisce «chiunque partecipando a pubbliche riunioni compie manifestazioni usuali del disciolto partito fascista». Per il pm, «il caso in esame appare» tuttavia «riconducibile in astratto» a questa legge, «senza però presentare i presupposti di fatto del reato di manifestazione fascista».

«Nel caso di specie — si legge infatti nella richiesta di archiviazione — il saluto fascista è stato effettuato nel corso di una commemorazione di defunti all’interno di un cimitero ed è proprio tale contesto a qualificare il gesto come un’espressione di riverenza» per chi ha combattuto per la Repubblica di Salò. «Pertanto il saluto romano, benché di richiamo al partito fascista, non pare costituire un pericolo per l’ordine democratico del Paese». Un’interpretazione, questa, «avvalorata» anche da una «sentenza della Suprema Corte», che ha riconosciuto come «l’impiego del saluto romano, l’intonazione della chiamata del presente e l’utilizzo della croce celtica» non presentano «alcuna concreta idoneità offensiva nel quadro di un’interpretazione costituzionalmente orientata della norma incriminatrice, essendo rivolti esclusivamente ai defunti in segno di omaggio ed umana pietà». Viaggiano verso l’archiviazione anche i fascicoli riguardanti altri due esponenti di CasaPound, a loro volta accusati di aver fatto il saluto romano al Monumentale.

© RIPRODUZIONE RISERVATA