8 maggio 2019 - 21:48

Salone del Libro, Altaforte è fuori. Birenbaum: «Un'altra prova per me che il male non vincerà»

La decisione è arrivata alla vigilia dell'inaugurazione della 32esima edizione della buchmesse torinese e dopo una lunga giornata di trattative. Decisiva la posizione di Halina Birenbaum, sopravvissuta ad Auschwitz, che ora aprirà la kermesse

di Valeria Catalano e Simona Lorenzetti

Salone del Libro, Altaforte è fuori. Birenbaum: «Un'altra prova per me che il male non vincerà» Lo stand che avrebbe dovuto ospitare la casa editrice Altaforte
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Altaforte fuori dal Salone del Libro di Torino. La decisione è arrivata alla vigilia dell'inaugurazione della buchmesse torinese e dopo una lunga giornata di trattative. Decisiva la posizione di Halina Birenbaum, sopravvissuta ad Auschwitz, scrittrice, traduttrice e poetessa, nata a Varsavia nel 1929, e oggi residente a Herzliya, in Israele. 90 anni, sulla presenza della casa editrice vicina a CasaPound non ha avuto dubbi fin dall'inizio: «O noi, o loro». Così come ha scritto anche il Treno della Memoria in un post su Facebook. E sarà affidata proprio a Birenbaum l'apertura del Salone. «Noi ci saremo — ha detto la sindaca Chiara Appendino — ma lasceremo a lei la parola».
E la scrittrice e poetessa ha inviato un video in cui ringrazia la Regione Piemonte, la Città di Torino e il Salone Internazionale del Libro: «Dopo aver sopravvissuto ad Auschwitz, questa è un’altra prova - per me - che il male non vincerà. Che questo esempio arrivi forte all’Italia, all’Europa e al mondo».

«Decisione politica»

Sergio Chiamparino e Chiara Appendino in diretta facebook hanno annunciato la decisione tutta politica, come ha precisato il presidente della Regione Piemonte, di tenere Altaforte fuori dalla buchmesse torinese. «È una scelta politica di cui ci assumiamo tutta la responsabilità - hanno spiegato - non potevamo permettere che certe ideologie entrassero in un Salone fortemente orientato ai temi dell'antifascismo vista anche la coincidenza del centenario dalla nascita di Primo Levi». «Ogni mediazione non è stata possibile — ha aggiunto Chiamparino — e io dico comprensibilmente.

Bisognava scegliere se lasciare fuori dal Lingotto Halina Birenbaum, testimone dell'Olocausto, che deve tenere una lezione agli studenti, e stare dentro con chi ne nega l' esistenza: un'opzione inaccettabile per la storia democratica di Torino, del Piemonte e dell'Italia». E anzi, si farà di più. «Domani Halina Birenbaum farà una lectio inaugurale proprio per segnare da che parte stiamo - ha annunciato il direttore artistico del Salone del Libro, Nicola Lagioia - La sua assenza sarebbe stata uno sfregio per l'evento e per Torino».

Il tweet di Zerocalcare

Poco dopo l'annuncio, il tweet di Zerocalcare, il fumettista romano che insieme ad altri scrittori e intellettuali (da Wu Ming a Carlo Ginzburg) aveva deciso di disertare l'appuntamento con la fiera del libro proprio a causa della presenza di Altaforte: «I nazisti stanno a casa e quindi ci vediamo al Salone di Torino!». Christian Raimo, che si è dimesso da consulente editoriale innescando una reazione a catena, alla fine del reading teatrale che stasera ha inaugurato il Salone del Libro 2019 alle Officine Caos: «Sono molto contento. È un principio comune di democrazia. Sono contento anche che siano stati gli scrittori, gli editori e il Comitato editoriale a supplire al ruolo della politica, ma finalmente la politica si assume le sue responsabilità». «Spero venga tolto anche il gazebo davanti alla famiglia rom a Casal Bruciato a Roma», ha concluso.

Viale: «Non possiamo che adeguarci»

Di poche parole invece il presidente dell'associazione «Torino. La città del libro» Silvio Viale: «Di fronte alla decisione della Città di Torino e della Regione Piemonte, che è un atto politico, noi come organizzatori non possiamo che adeguarci».«Il contratto è stato rescisso - ha detto - Altaforte domattina non ci sarà». Poi sui social la nota ufficiale del Salone del Libro: «Siamo d'accordo con la Regione Piemonte e il Comune di Torino, che ci hanno chiesto di revocare l'ammissione della casa editrice Altaforte: tra le ragioni di una testimone attiva dell'Olocausto e quelle di Altaforte è necessario far prevalere le prime, ricordando che Torino è insignita della medaglia d'Oro al valor Militare per la Resistenza contro il nazifascismo».



Altaforte: «Faremo causa»

La Città di Torino e la Regione Piemonte, soci fondatori del Salone del Libro avevano chiesto all'associazione «Torino, la città del libro», al Circolo dei Lettori e al Comitato di indirizzo del Salone del Libro che organizzano la manifestazione, di rescindere il contratto con la casa editrice Altaforte.«È una richiesta assurda, abbiamo pagato lo stand e siamo giustamente al Salone del Libro. Se dovessero rescindere il contratto, faremo causa. E, ovviamente, la vinceremo». Francesco Polacchi, editore di Altaforte, aveva commentato la richiesta di Città di Torino e Regione Piemonte . «Non so perché è stata fatta questa richiesta - aveva detto ancora - Non siamo né razzisti né antisemiti e vogliamo confrontarci con gli altri».

«Con i fascismi non si scherza, si muore»

Birenbaum, intervistata dal Corriere Torino, aveva spiegato che sarebbe andata al Salone del Libro per portare la sua testimonianza ma che l'avrebbe fatto fuori dai padiglioni del Lingotto.«È un fatto molto grave. Con i fascismi con si scherza In genere si muore - le sue parole - Io ci sarò per testimoniare quella tragedia. In fiera ci sarà la casa editrice di estrema destra, e io a 90 anni, ultima sopravvissuta dei campi di sterminio, preferisco rimanere fuori. Spero che qualcuno capisca cosa significhi davvero questo mio gesto. E si faccia un esame di coscienza. E magari cambi idea». Così è stato.

Polacchi indagato

Proprio questa mattina, mercoledì 8 maggio, la Procura di Torino ha aperto un’inchiesta contro Francesco Polacchi, fondatore della casa editrice Altaforte. Il fascicolo è aperto per apologia del fascismo e Polacchi è stato iscritto sul registro degli indagati. L’inchiesta è partita dopo che il fondatore di Altaforte ha rilasciato alcune interviste in cui ha detto: «Sono fascista e Mussolini è un grande statista italiano». In un’altra occasione ha aggiunto: «L’antifascismo è il vero male di questo Paese». Il Comune di Torino e la Regione hanno depositato un esposto in Procura contro Polacchi per le sue esternazioni.

Paticchio: «Una scelta che fa bene al Paese»

Il ringraziamento alle istituzioni e al Salone è arrivato anche da Paolo Paticchio, presidente del Treno della Memoria: «Ringraziamo le istituzioni e il Salone per aver accolto l’istanza di Halina, del Museo, della nostra associazione. Questa è una scelta che fa bene al Paese e al suo dibattito. Noi siamo e saremo sempre dalla parte di tutti i nostri valori costituzionali e per questo ci battiamo. Un paese che ha conosciuto il dramma dei fascismi deve prendere posizione chiara contro un movimento che minaccia di stupro una donna, che subisce condanne della cassazione che chiudono delle loro sedi, che semina odio e incita alla guerra tra ultimi e penultimi. Quello di oggi è un primo successo di un’Italia che non abbassa la guardia, che abbraccia chi ha subito la violenza della furia nazifascista, che fa della costituzione la Propria stella polare».

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