9 marzo 2019 - 22:11

Talamonti naviga con Bellini sui fiumi più inquinati del mondo

La missione «10 Rivers 1 Ocean» per lanciare un messaggio sull’emergenza ambientale: «Ora siamo sul Gange, tra rifiuti e teschi in fiamme»

di Luca Borioni

Talamonti naviga con Bellini sui fiumi più inquinati del mondo
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«L’emozione più forte? Sono entrato in una cerimonia privata di cremazione con l’aiuto di un “fixer” del posto e la sua Leika. Di sera, sulle sponde del Gange. Pian piano sono arrivato in prima fila. E ho fatto quella foto, con il fuoco e il teschio che brucia. Ce l’ho ancora negli occhi». Mauro Talamonti, fotoreporter torinese, scopre i risvolti spaventosi e affascinanti dell’India assieme ad Alex Bellini. Perché è con l’esploratore valtellinese che condivide la missione «10 Rivers 1 Ocean», viaggio nei fiumi più inquinati al mondo e attraverso l’isola di plastica, il «Garbage Patch» nell’Oceano Pacifico, per portare in evidenza l’emergenza ambientale. Talamonti, con una barchetta, ha seguito Bellini nelle prime tappe sul Gange che l’esploratore ha affrontato con una zattera costruita con materiale recuperato dalle sponde del fiume sacro indiano. «È una causa molto importante, però non mi illudo che possa servire a cambiare le cose. Ho visto bidoni vuoti con i rifiuti intorno. Vorrei poter fare di più, speriamo di riuscire almeno ad accendere una lampadina sul problema».

Frasi rapide dall’aeroporto di Delhi, in attesa del volo per Doha dove il reporter ha un appuntamento con la partenza del nuovo Motomondiale, nell’altro suo ruolo di fotografo ufficiale dell’Honda: è il ritrattista di Marc Marquez. In India però rientrerà presto per accompagnare Bellini fino al delta del Gange. «Io e lui siamo caratterialmente molto diversi, ma ci accomuna questa voglia di esplorare fuori e dentro di noi. Lui è più estremo di me. Ma anch’io ho questa esigenza». Il legame si è consolidato tre anni fa tra Brasile e Perù per un lavoro con Rai e Lavazza. Ma l’India sta lasciando il segno: «Un luogo straordinario e inaspettato. Ci ero già stato ma ero troppo giovane, non potevo capire. Ci sono colori e non colori, tutto è ocra, marrone, giallo. La luce è indescrivibile e poi gli odori. E le persone non sorridono, non si mettono in posa per la foto, sono autentiche e guardano dritto nell’obbiettivo. Perché l’India è così: non distingue tra bene o male, tra nero o bianco, ma è tutte queste cose insieme». Ci tornerà dopo le moto. Per lui ciò che conta è viaggiare. «Ho fatto i conti, passo in aereo o in albergo 156 giorni durante l’anno. Ho capito che solo se ti muovi, crei».

Talamonti è anche regista, si è formato al Dams e poi al Politecnico prima di abbracciare la professione-missione passando da qualche necessario compromesso: partito da un’agenzia di design, ha fatto un primo balzo in avanti curando i video e le foto sugli esordi della cantante Levante, fino al ruolo da «art director» alla boutique San Carlo. Poi la moda, la musica, la campagna abbonamenti dell’Inter. E il punto la svolta: «Nel 2011 ho incontrato Bellini in occasione di un lavoro per Jeep che sponsorizzava la sua corsa LA-NY, una maratona al giorno tra una costa e l’altra degli Stati Uniti. Sono rimasto via tre mesi cogliendo l’essenza di questa attività. Allora ho capito». Così nel 2014 ha avuto una «folle idea»: la guerra in Ucraina. «Scattavo, scrivevo racconti sul mio blog, senza filtri. La fotografia ti permette di osservare senza giudicare». Poi una fase a Londra per gli studi al prestigioso Saint Martin’s Institute e subito dopo la proposta da Shell, la multinazionale del petrolio. Mauro, ingaggiato dalla Dorna che organizza le gare del Moto Gp va a vivere a Bangkok «perché da lì sono più comodi gli spostamenti per il Motomondiale». In Thailandia trascorre tre anni in cui si trova a «raschiare il fondo del barile, oltre i limiti. Ho trovato il peggio di me stesso, ne sono venuto fuori. Oggi è diverso: nella mia casa nel bosco dove abito, vicino a Torino, ho qualcuno che mi aspetta anche se sa che le attese saranno tante e lunghe».

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