«A investire in Italia ormai ci ho rinunciato. Io nel governo? Alla politica, non ci penso neppure. Anche se sei un ministro bravo, in Italia non puoi incidere, perché a decidere sono le regioni, ciascuna con le proprie leggine. Le regioni, che dovrebbero promuovere i territori, in realtà sono la loro condanna». Flavio Briatore torna a criticare gli enti regionali e più in generale il turismo made in Italy, comparto economico incapace, a quanto pare, di sfruttare come si dovrebbe il petrolio di natura e arte del Belpaese. Prova ne sia l'affanno nell'estate in corso dei nostri cavalli di razza, Salento, Versilia e Romagna. Nell'intervista a Libero l'imprenditore cuneese bacchetta anche un certo modo di fare degli italiani, in particolare quelli che vedono un vip e impazziscono: «Quando c'è un matrimonio importante in Italia, subito chi si sposa trova la gente che paparazza, e presto vede le sue foto sui giornali o sui social media. Così perdiamo credito perché violiamo la privacy». Folklore a parte altro tasto dolente, secondo Briatore, è l'intero sistema, a partire dalla testa: «Hanno accorpato il ministero del Turismo a quello dell' Agricoltura e mi chiedo come il ministro Centinaio possa occuparsi di due cose così diverse....».
Ma il vulnus più scoraggiante per l'inventore del Billionaire resta la burocrazia: «Bisogna dare la possibilità alle catene alberghiere di venire in Italia, agevolandole, levando loro molti vincoli, naturalmente nel rispetto delle leggi e della natura. È un problema fare impresa per gli italiani, figuriamoci per gli stranieri in Italia. Quanti enti e quante persone occorre contattare prima di aprire una struttura turistica?».
Infine, denuncia una certa spocchia degli imprenditori alberghieri nostrani: in sintesi, prezzi spesso molto alti e servizi come minimo datati. «Se tu offri un servizio valido, la gente non si lamenta dei costi. E questo vale per tutti i tipi di offerta, dal turismo di lusso ai campeggi. Il problema è che spesso in Italia le camere sono over prize, cioè sono care ma vecchie».