12 settembre 2018 - 13:48

«Per l’Italia la Tav vale 9 miliardi»

Lo studio di Gruppo Clas presentato oggi all’Unione Industriale: 52 mila assunzioni

di Andrea Rinaldi

Il cantiere del tunnel della Maddalena Il cantiere del tunnel della Maddalena
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Non è solo una questione piemontese. Le polemiche e gli attacchi, certo, hanno valicato i confini regionali e hanno portato la Tav al centro della scena politica nazionale, se non europea (ricordate la venuta a maggio sotto la Mole del coordinatore del corridoio europeo della Torino-Lione, Jan Brinkhorst?). Ma il proseguimento dell’Alta velocità può diventare un piano Marshall per un Paese che ancora fatica a trovare la via della crescita. A dirlo — e prima dell’analisi costi-benefici della task force ministeriale che oggi si riunirà a Roma — è uno studio del Gruppo Clas che questa mattina verrà presentato all’Unione Industriale di Torino e che parla di oltre 10 miliardi di indotto. Il dossier, curato dai professori della Bocconi Lanfranco Senn e Roberto Zucchetti, ha preso in considerazione indicatori diretti come i lavori di scavo, posa e costruzione; indiretti, per esempio le imprese e tutto quello che muovono; e gli indotti, ovvero fatturati, occupazione e reddito. Facendo riferimento a tavole statistiche, i tecnici della società milanese di consulenza hanno quantificato l’impatto della sezione transfrontaliera sull’economia italiana e francese.

Concludere la tratta Torino-Lione apporterà dunque nel complesso 10,6 miliardi di valore aggiunto ripartiti tra 3,6 di cantiere, 3,7 tra aziende e fornitori attivati e infine 3,2 conseguenti tra salari, inserimento di nuova forza lavoro e giro d’affari. Proprio il capitolo risorse umane assume ancor più rilevanza in un Paese dove la disoccupazione stenta ancora a calare, anzi è stabile al 10,4%. Secondo Gruppo Clas, in 11 anni di cantiere saranno necessari ben 125 mila addetti a tempo pieno, per quasi un terzo delle costruzioni e poi più della metà (il 73% per l’esattezza) in settori diversi: vale a dire trasporti, agricoltura, industria, commercio, servizi alle persone e alle imprese e addirittura turismo. Assunzioni che disegneranno una curva costante in un arco lungo 9 anni. Ma è focalizzando l’attenzione sul versante italiano che arrivano le sorprese, perché dal Moncenisio in giù le rotaie dell’Alta velocità condurrebbero il nostro Paese a quasi mezzo punto di Pil.

Il progetto infatti avrebbe un impatto di 9 miliardi di euro, considerando ancora cantieri (3,1 miliardi), forniture (3,4 miliardi) e ricadute varie (2,5 miliardi). Sul treno di Telt inoltre salirebbero 52mila lavoratori, per lo più del comparto edile, visto che il 76% di essi servirà per avviare attività diverse. E quando ieri il presidente dell’Unione Industriale, Dario Gallina, affermava che ogni euro investito ne genera 3,77, diceva il vero. Il tunnel di base, dice Gruppo Clas, avrà un effetto positivo sul rapporto deficit/Pil già nella fase di costruzione. Dal 2020 al 2028, a fronte di una spesa annua per i lavori di avanzamento pari a 350 milioni, verrà generato un aumento di Pil annuo pari a 1,32 miliardi. Il margine creato da questo investimento sarà di 970 milioni di euro: una cifra che potrebbe essere impegnata in altre opere pubbliche senza impattare sui conti pubblici. La linea Torino-Lione costerà 8,6 miliardi, il 40% coperti dall’Unione Europea, il 35% dall’Italia e il 25% dalla Francia. Il nostro Paese ha già stanziato 2,5 miliardi e deve completare il finanziamento con 409 milioni. Oggi poi alla tratta internazionale lavorano 800 persone, di cui 530 nei cantieri. A conti fatti, il saldo è più che positivo.

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