17 dicembre 2018 - 10:16

Pd piemontese, primarie senza segretario: Marino non raggiunge il 50% (grazie all’exploit di Furia)

Su tutta la regione Marino ha raggiunto il 41,52% con 164 seggi, Furia (prevalente a Torino città) il 35,97% con 146 e Canalis il 22,51% con 89

di Giulia Ricci

Pd piemontese, primarie senza segretario: Marino non raggiunge il 50% (grazie all’exploit di Furia) Il senatore Marino non è riuscito a raggiungere la maggioranza del 50% per diventare segretario
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Fumata nera per la scelta del segretario regionale del Partito Democratico, si va al ballottaggio. Il favorito, il senatore Mauro Maria Marino non è riuscito a raggiungere il 50%, seguito a stretto giro da un «imprevedibile» (soprattutto per i suoi, che proprio non ci speravano) Paolo Furia, il candidato della sinistra. Numeri non previsti anche per la designata dal senatore Stefano Lepri, Monica Canalis, che è riuscita a intercettare una buona parte dell’elettorato cattolico.

Su tutto il Piemonte, Marino ha raggiunto il 41,52% con 164 seggi, Furia il 35,97% con 146 e Canalis il 22,51% con 89. Il giovane ricercatore biellese ha sparigliato non solo nella sua provincia Natale, ma anche nella città di Torino, dove ha battuto il senatore renziano anche nel suo seggio di appartenenza e nascita, a San Salvario. Molto buona la prestazione anche nel Vco, quella parte del Piemonte che si sente abbandonata, dove ha doppiato gli avversari, e in provincia di Vercelli. Marino ha superato Furia ad Asti, ad Alessandria e lo ha doppiato a Novara, mentre su Cuneo è seguito a breve distanza da Canalis.

A votare, in totale, sono stati poco più di 13 mila votanti, un’affluenza in linea con le aspettative dei candidati e superiore a quella dei tanti che non volevano le primarie, temendo il flop (il governatore Sergio Chiamparino compreso). Ora è tutto nelle mani dell’assemblea dei 400, che potrebbe riunirsi dopo Natale o dopo l’Epifania per votare tra i due che hanno ottenuto più preferenze, Marino e Furia. La data verrà scelta mercoledì 19 dicembre dalla «commissione congresso».

Ma nel frattempo l’instancabile lavoro delle correnti non è finito: sarà corsa all’accordo. Un dato è che Furia e Canalis, insieme, hanno la maggioranza. E nonostante le distanze in tema di diritti, è questo l’accordo accarezzato dalla sinistra capitanata dalla vicepresidente del senato Anna Rossomando e dal deputato Andrea Giorgis, che da una parte si sentiranno forti dei voti presi e dalla vicinanza al favorito a livello nazionale, Nicola Zingaretti, e che dall’altra proprio non sembrano aver voglia di stringere intese con gli ex renziani e gli ex civitiani. Quest’ultimi, tra i cui leader spiccano il senatore Mauro Laus, l’ex segretario regionale Davide Gariglio e l’europarlamentare Daniele Viotti, potrebbero provare ancora una volta a cercare l’accordo con la sinistra per evitare il voto e indicare Marino come unitario. E il senatore vicino a Maria Elena Boschi fino a ieri si diceva ottimista: «Con Furia c’è stato in queste settimane un confronto costruttivo, su molti temi le nostre idee convergono e su altri possiamo trovare una quadra». Chissà. Il gioco delle correnti ha spezzato ancora una volta il partito. Ma gli elettori dem stanno timidamente ricominciando a crederci.

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