6 novembre 2018 - 09:55

Il film delle due Appendino

Si comincia con la prima apparizione di Chiara con la fascia tricolore: applausi, commozione. Stacco, 29 ottobre 2018: sotto Palazzo di Città i poliziotti separano a fatica i manifestanti pro e contro la Tav

di Davide Ferrario

Il film delle due Appendino
shadow

Il film comincia con immagini di repertorio: la prima conferenza stampa di Chiara Appendino da sindaco di Torino (si trovano su YouTube, e le citazioni sono letterali). È vestita di nero, sobria gonna ocra. Accanto a lei, inquietante nella sua muta ma evidentissima presenza, Paolo Giordana. È il 20 giugno 2016. «Dialogherò con tutti, anche con quelli che vogliono il Tav, perché ciò che ha fatto questo voto è stato riaprire un dibattito in città e io credo che questo sia un bene per tutti. La grande sfida sarà di riunire questa città e per riunire una città bisogna farlo insieme. Il nostro obiettivo è che ci si abbracci e che le due parti tornino a essere una».

Stacco, 29 ottobre 2018. Totale su Palazzo di Città. Niente abbracci, ci vuole invece uno schieramento di poliziotti con i caschi abbassati per dividere due folti gruppi di persone che si confrontano ostili. Da una parte gridano con irrisione «’Ndrangheta, ‘ndrangheta!» e «Venduti ai mafiosi!». Dall’altra intonano «Fratelli d’Italia».

Flashback, è la sera del ballottaggio del 2016. Appendino ha la faccia tirata, ma contenta. Ha appena vinto.«È una città che ha bisogno di una nuova classe dirigente, di nuove forze propulsive, nuove idee, nuove energie. Noi pensiamo di essere in grado di mettere a disposizione della città queste forze e lo faremo dialogando con tutti». Accanto a lei, stavolta dall’altra parte, ma sempre appiccicato come un bodyguard, il solito Giordana.

Stacco. Adesso siamo in Sala Rossa, è il discorso di investitura di Appendino. Indossa la fascia tricolore. «Noi siamo Torino. E le istituzioni, gli uomini e le donne che la rappresenteranno agiranno sempre mettendo al primo posto l’interesse della città. Abbiamo il dovere di ricucire una città profondamente ferita costruendo rapporti di fiducia tra i cittadini e i loro amministratori».

Torniamo al 29 ottobre 2018. Primo piano su Alberto de Reviziis, leader dei commercianti No Ztl: «Questa amministrazione ha ignorato per troppo tempo le istanze di tutti. Dal centro alle periferie. Basta con questa indifferenza nei confronti delle esigenze della città».

Stacco, 20 giugno 2016. Appendino: «La capacità di ascoltare e cogliere le esigenze credo che sia un’importante dote di un sindaco. Noi ripartiamo proprio di lì, dall’ascolto. Ogni torinese dovrà sentire il palazzo di città come la propria casa, la cui porta sarà sempre aperta. Ascolterò tutti, perché sarò il sindaco di tutti». Applausi, Appendino sorride commossa, cori «Chiara Chiara».

Di nuovo a lunedì scorso, Palazzo di Città. Mentre da sotto si sentono ancora i cori contrapposti, un veloce montaggio di dichiarazioni in piano medio. Dario Gallina, presidente degli industriali: «Ci siamo trovati di fronte barriere ideologiche contro le quali è molto difficile argomentare. Hanno dimostrato scarsa capacità di ascolto». Vincenzo Ilotte, presidente Camera di Commercio: «Oggi abbiamo avuto la palese rappresentazione che il governo della città non sta facendo l’interesse del territorio». Valentina Sganga, consigliera di maggioranza. Si riferisce proprio a industriali e commercianti: «In loro ho visto poco coraggio e rassegnazione culturale». Entra in scena il vicepremier Di Maio, di passaggio in città: «Gli industriali non hanno capito». Gli risponde Corrado Alberto, rappresentante delle Pmi: «No, è lui che non ha capito»…

Parte la musica, Il cielo su Torino dei Subsonica. Accompagna inquadrature di gente incazzata, da una parte e dall’altra, poi la scena cambia in modo radicale. Siamo a Dubai, davanti a uno di quei fantasmagorici grattacieli che si ergono nel nulla del deserto. C’è una ripresa spettacolare da un drone che vola verso le vetrate, focalizza una finestra in uno dei piani più alti, si ferma a inquadrare un volto che si affaccia a guardare l’orizzonte di sabbia senza fine. È Chiara Appendino e ha un’espressione indecifrabile. Intanto nella colonna sonora la musica sfuma e monta un rumore di pioggia fine ma insistente. Siamo di nuovo a Torino, in questi giorni. È sera, piove, la gente si infagotta nei cappotti. È arrivato l’autunno, quello vero, ma sopra le strade lucide si accendono brillanti le Luci d’Artista. Dettaglio sulle Panchine Luminose di piazza Risorgimento, che invece non vogliono saperne di restare accese. Pulsano a intermittenza nella notte, capricciose. Da un’altra parte della città si sente cantare. Sono i genitori degli alunni della Collodi, intonano l’Inno alla Gioia, per l’inaugurazione dell’installazione in piazza Rava. La melodia di Beethoven risuona incongrua ma dolcemente ottimistica mentre l’immagine resta fissa sulle panchine che pulsano irregolari nella notte — stranianti, incerte, metaforiche, magiche e insieme inquietanti. Lenta dissolvenza al nero.

Fine.

© RIPRODUZIONE RISERVATA