15 settembre 2018 - 11:53

Renzi a Torino, grande freddo con Chiamparino: «Quando ero sindaco copiavo da lui»

L’ex rottamatore glissa sulla ricandidatura del governatore. E avverte: basta liti interne

di Gabriele Guccione

Renzi alla Festa dell’Unità a Torino Renzi alla Festa dell’Unità a Torino
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Il calore del popolo ritrovato, quello che lo accoglie alla Festa dell’Unità scandendo il coro «Matteo, Matteo, Matteo», consumando applausi e mettendosi in fila per collezionare un selfie, non sembra riscaldare il cuore di Matteo Renzi, quando gli viene fatto il nome di Sergio Chiamparino. L’ex rottamatore reagisce con freddezza alla domanda sulla ricandidatura del numero uno del Piemonte. Renzi tace, perché preferisce tacere. Eppure la questione che a più riprese gli viene rivolta è facile: Chiamparino è il miglior candidato che il Pd può mettere in campo? L’unica risposta: il silenzio, accompagnato da una fuga quasi rocambolesca verso il suv scuro che lo porterà a cena alle Ogr. Ma in realtà Renzi, non tra i tendoni della festa in corso Grosseto, dove ieri sera è tornato sul palco («Ne sentivo la mancanza»), ma nel pomeriggio, durante uno dei suoi appuntamenti torinesi, la sua su Chiamparino l’ha detta. Eccome. «Ho stima di lui, mi ricordo quando copiavo i suoi interventi da sindaco», ha tagliato corto. Come dire: ricordi di un passato lontano. Sono passati 17 anni da quando Chiamparino è stato eletto per la prima volta sindaco di Torino, 9 anni quando Renzi ha fatto lo stesso a Firenze. Un’era politica fa, insomma.

E forse non è un caso se venerdì sera alla festa del Pd, anche solo per un saluto a Renzi, Chiamparino ha preferito il palco di Sinistra italiana, ai Murazzi, per un dialogo con l’ottuagenario ministro euroscettico Paolo Savona. Lui che si definiva proto-renziano, considerandosi un anticipatore della rottamazione, salvo poi abbandonare e criticare apertamente Renzi, quando il leader fiorentino cominciò la sua parabola discendente. Lui, che l’altra sera, mentre dal palco di corso Grosseto parlava il segretario Maurizio Martina, ha preannunciato ai dirigenti del partito che l’indomani, da Renzi, non si sarebbe presentato. «Non vi voglio rovinare il quadretto del rinnovamento», ha sibilato il governatore con il suo abituale sarcasmo. Certo, almeno pubblicamente, Renzi invita tutti, dirigenti e militanti, a evitare le lotte intestine. E lo ha fatto anche ieri, durante il suo one-man-show, subito dopo aver attaccato la sindaca Chiara Appendino sul piano periferie e chiamato l’applauso (tiepido, a dire il vero) per Sergio Marchionne, un «uomo che ha fatto tanto per Torino». «Basta con le polemiche interne. Diamoci tutti una regolata — è stato il suo rimprovero —. A forza di farmi la guerra hanno colpito il Matteo sbagliato. E il risultato è che l’altro Matteo ora è al governo». Lo stesso rischio si corre ora in Piemonte. Ma se il silenzio di Renzi avesse tutt’altro significato? «Del resto — maligna un esponente dem — c’è solo un modo per rottamare Chiamparino: ricandidarlo».

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