1 aprile 2019 - 16:21

Chiamparino: «So correre bene, più del vento che spinge la Lega»

E sulla possibilità di vincere alla Regionali: «Il giorno della grande sconfitta del centrosinistra Zingaretti ha vinto le elezioni regionali. Quindi sì, si può fare»

di Giulia Ricci

Chiamparino: «So correre bene, più del vento che spinge la Lega»
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«Chi dice che andiamo piano non dimentichi che per andare in alto, sui monti del Piemonte, serve un passo graduale e sicuro: i velocisti fanno i centro metri, i maratoneti 42 km». Sergio Chiamparino, governatore uscente e candidato del centrosinistra per le elezioni regionali si lascia scappare frecciatine verso l’avversario del centrodestra Alberto Cirio, che ha detto: «Al Piemonte serve un’altra velocità».

Chiamparino, com’è andata la mezza maratona?
«Meglio di quanto pensassi, il consigliere Daniele Valle ha cronometrato: ci ho messo un’ora e un minuto, per la mia categoria credo di essere ben posizionato».

A proposito di corsa, ora ha entrambi gli sfidanti. Come si sente?
«Io mi sento bene, come durante la maratona. E poi ho degli ottimi partner e amici che mi danno il passo».

Quindi le piacciono le liste scelte dal Partito Democratico?
«Non do giudizi in particolare, ma c’è una articolazione di liste molto vasta che copre tutti i settori della sinistra e del centro e dei movimenti civici, che era l’obiettivo che ci eravamo dati la scorsa estate. Ora è inutile rivangare il passato. Adesso bisogna correre».

Quindi è contento che la sinistra di Grimaldi abbia deciso per l’alleanza, nonostante sia formata anche da No Tav?
«L’importante è che la coalizione uscente trovi una sua continuità in tutte le sue componenti: segnalo che con questa coalizione abbiamo significativamente contribuito a far partire i lavori per la Tav che il governo sta bloccando».

Ma Cirio dice che il Piemonte ha bisogno di un’altra velocità.
«Ecco, intanto avremo bisogno dell’alta velocità che il governo ha fermato: è proprio la forza principale della colazione di Alberto a essere complice del blocco del cantiere della Torino-Lione. Detto ciò, non dimentichiamo che per andare sui monti del Piemonte serve un passo graduale e sicuro, i velocisti fanno centro-metri, i maratoneti 42 km».

Quali sono i punti di forza dei suoi sfidanti?
«L’unico vero punto di forza del centrodestra è l’onda nazionale, lo dice anche Alberto, un’onda che mi preoccupa perché incattivisce la società e i rapporti fra le persone. Chiaro che in questo momento la Lega va forte: poi bisogna vedere se lui e i suoi saranno in grado di tradurla in dialetto piemontese».

E come pensate di ribaltare quell’onda in Piemonte?
«Con una coalizione la più ampia possibile, che mi pare ci sia, e poi declinando la nostra credibilità nelle sfide future. Non si tratta di convincere, non bisogna dire alla gente “siamo nel migliore dei mondi possibili, tutto va ben madama la marchesa”, ma sviluppare quello che abbiamo fatto: come completare la digitalizzazione dell’intero servizio sanitario, cosa su cui abbiamo messo il primo tassello con il Cup, andando avanti sui temi della crescita sostenibile, dell’ambiente».

Quindi cosa contraddistingue il centrosinistra?
«Dovessi scegliere una parola chiave, oltre a responsabilità, sarebbe credibilità, quella dimostrata nei fatti da me e da tutta la squadra in questi cinque anni. In pochi anni abbiamo reso una sanità che era stata condotta al collasso (e di questo Cirio ne sa qualcosa) il simbolo per tutta l’Italia: direi che siamo stati abbastanza veloci a porre rimedio a magagne del passato, che non erano solo magagne. L’ultima volta che ho incontrato il governatore Luca Zaia a Palazzo Chigi mi ha fatto i complimenti: “Avete fatto un miracolo”. E poi le borse di studio al 100%, gli investimenti in ben due manufacturing center, l’Aerospace in corso Marche e Tne, il turismo. E anche dire che siamo indietro con i fondi europei è una balla: abbiamo raggiunto tutti gli obiettivi su agricoltura e innovazione, altro punto di forza perché ci permette di interfacciarci con le piccole e medie imprese».

E le sfide del futuro?
«Una sono le infrastrutture. Sabato ci sarà anche una manifestazione: la principale di cui ha bisogno il Piemonte è tenuta bloccata dal governo. Poi continuare sulla strada del manufacturing, rendere la Città della Salute il tassello di un distretto di scienze della vita e biosanitario in cui Piemonte e Lombardia si parlano».

Dispiaciuto di non avere Gianna Pentenero e Nino Boeti accanto?
«Certo che mi dispiace, ma sono sicuro che comunque andrà a finire ci saranno, con Nino ne ho già parlato. Ovvio che se fosse dipeso solo da me, avrei deciso in altro modo, cioè che tutti fossero in campo, ma rispetto l’autonomia dei partiti. E poi comunque è una questione su cui possono ancora esserci aperture, modalità con cui entrambi possono attivamente essere associati alla campagna. Il come, lo scopriremo presto».

La discussione sulle deroghe poteva essere evitata?
«Diciamo che la vera questione politica è che aver avuto un anno esatto di incertezza profonda, dopo la sconfitta elettorale, senza un segretario reggente, ha reso tutto più difficile, anche la scelta della mia stessa candidatura. Nulla è stato costruito nei tempi giusti».

A proposito, come riavviciniamo i giovani alla politica?
«Diciamo intanto che non li vezzeggiamo, devono fare le loro esperienze , che protestino per l’ambiente ogni venerdì. A me fanno sorridere i vecchietti che cercano di vezzeggiarli. Faccio un salto indietro nel tempo, al ‘68: la cosa peggiore che possono fare le persone che hanno esperienza è quella di fare il verso alla protesta dei giovani, che devono fare la propria strada, le proprie richieste e i propri errori».

E ora, sente di poter vincere?
«Come dico sempre, i punti alle bocce si contano quando sono ferme. Il giorno della grande sconfitta del centrosinistra Zingaretti ha vinto le elezioni regionali. Quindi sì, si può fare».

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