27 aprile 2019 - 19:05

Salvini vuole il Piemonte: «Se vinciamo, la Tav si fa»

Il leader della Lega apre la campagna elettorale a Torino e attacca Chiamparino: «Manderemo a casa anche lui». Una ragazza tra la folla urla: «Fascista»

di Gabriele Guccione

Salvini vuole il Piemonte: «Se vinciamo, la Tav si fa»
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TORINO - «L’ho detto a Biella, e Chiamparino sì è offeso. Ma pazienza, lo ripeto anche qui, a Torino: se la Lega vincerà in Piemonte, la Tav si farà», esordisce Matteo Salvini dal palco di piazza Carlo Alberto, sabato sera.

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Tanti selfie, ma piazza tiepida

I selfie: tanti, tantissimi. Ma il bagno di folla in cui qualcuno aveva sperato, tanto da decidere di spostare all’ultimo il comizio del «Capitano» dalla comoda sala dell’hotel Golden all’aperto, non c’è stato. O almeno: non è certo paragonabile alle ultime mobilitazioni di piazza (quelle Sì Tav) che Torino ha conosciuto. Davanti alla facciata ottocentesca del museo del Risorgimento ci sono un migliaio di persone o poco più. E quatto bandiere appena.

In molti dalle province

E dire che i vertici regionali del partito avevano motivato la decisione in nome dell’«entusiasmo che fa prevedere l’affluenza di centinaia di amministratori e di migliaia di persone da tutto il Piemonte». Di torinesi in piazza, in effetti, ce ne sono pochi: in tanti vengono da Alessandria, dal Vco, da Cuneo.

«Abbiamo sfidato Juve e Ballando»

Il clima è insolitamente freddo, parlano i responsabili provinciale, Alessandro Benvenuto, e regionale, Riccardo Molinari. Presentano le decine di candidati nei Comuni e nelle Regioni, tutti accorsi per il «Capitano». E solo quando arriva lui, Salvini, alle nove e mezza di sera passate, la piazza avverte un sussulto. Scatta l’applauso più forte. E l’altoparlante attacca: «Vincerò, all’alba vincerò». «Abbiamo sfidato Inter-Juve e Ballando con le stelle — scherza subito —: non è da poco essere qui stasera, grazie a tutti voi».

La contestatrice

È qui, Salvini, perché vuole il Piemonte. «E non è semplice, in una piazza come questa, a Torino», ammette poco prima, dallo stesso palco, il responsabile organizzativo piemontese, Alessandro Pansa. La città della Mole non è mai stata filo-leghista. E non a caso, dalla folla si alza una voce: «Fascista, fascista», urla una ragazza. «Un bacione, sorella mia, e tanta Nutella», replica il leader.

«Abbiamo ripulito il Moi»

L’obiettivo della serata è un altro: rassicurare i torinesi sulla Torino-Lione, e attaccare Chiamparino (diventato all’improvviso temibile) sugli altri fronti, dalle «liste d’attesa ai reparti ospedalieri chiusi anche a Torino». Una città per la quale rivendica di aver speso «soldi e uomini pe ripulire la vergogna dell’ex Moi».

Centri sociali e Chiamparino

Per il vicepremier (che non cita mai il candidato presidente del centrodestra, Alberto Cirio, pure presente) «Chiamparino è nervoso, passa il suo tempo ad attaccare me e la Lega quando dovrebbe spiegare cosa ha fatto di bello in questi cinque anni». E ammonisce: «Mandiamolo a casa, come abbiamo mandato a casa Fassino». Un lapsus, dato che tre anni fa non è stata la Lega a vincere, ma il M5S? No, di certo: semmai il ricordo del suo appoggio, al secondo turno, a Appendino, con la quale dice di «essere contento di aver collaborato» per «ripulire le vergogne» della città e «tenere a bada, molte volte, quei cretini dei centri sociali». «Quattro zecche — dice riferendosi alle scritte di minaccia sui muri torinesi — di cui non ho paura».

Una sfida non scontata

Meglio non farsi illusioni, però. «Non diamo nulla per scontato — avverte il segretario piemontese, Molinari —: dobbiamo impegnarci, voto su voto, per cambiare il Piemonte».

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