29 maggio 2019 - 10:08

M5S a Torino, meno web e più sezioni per arginare il crollo dei voti

Proposta della capogruppo Sganga, ma sei mesi fa i consiglieri di otto circoscrizioni lanciarono l’allarme

di Paolo Coccorese

M5S a Torino, meno web e più sezioni per arginare il crollo dei voti
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TORINO - I Cinquestelle della democrazia diretta e degli streaming ora cercano casa. La pesante sconfitta alle ultimi elezioni ha minato le certezze del M5S anche perché la Lega si è succhiata il consenso in quelle periferie che fino a poco tempo fa votavano in blocco proprio per la sindaca Chiara Appendino. «I voti si possono recuperare — spiega Valentina Sganga , capogruppo in Sala Rossa —. Tornando in quelle periferie, creando sedi e comitati territoriali volti ad ascoltare quanto hanno da dire le persone e facendo uno sforzo ulteriore: dando delle risposte». La ricetta per sfuggire alla crisi del Movimento 5 Stelle ha del paradossale. Il partito che non voleva fare il partito, rifuggendo i riti e simboli della vecchia politica (comprese le sezioni), adesso si guarda intorno e annuncia di volersi radicare sul territorio aprendo delle sedi. Una proposta che fa accapponare la pelle agli attivisti della prima ora, quelli più legati all’idea dei fondatori Grillo-Casaleggio. Ma non solo. Fa ancora più infuriare la base grillina e gli eletti nelle Circoscrizioni che nei mesi scorsi si sono sgolati chiedendo attenzione da Palazzo Civico. Annusando un risultato elettorale che, se è vero quello che dice Sganga («rispecchia un trend nazionale»), è innegabile faccia ancora più male perché incassato in Barriera di Milano, Falchera, Vallette e Borgo Vittoria dove si pensava di vincere in casa. Sei mesi fa i consiglieri del M5S nelle otto Circoscrizioni torinesi avevano firmato e inviato una lettera ai colleghi in Comune.

Uno j’accuse rimasto inascoltato. «A metà del nostro mandato dall’insediamento della Giunta a Cinquestelle — si legge nel documento riservato inviato proprio a Sganga —, ci preme sottoporre le problematiche riscontrate di cui certamente siete a conoscenza ma che non focalizzate quanto esse si ripercuotono sul nostro operato». Gli eletti nei quartieri sono inquieti e lo scrivono chiaramente. «Ci siamo adoperati per accogliere speranzose segnalazioni e, sempre più, per placare attriti, malesseri e preoccupazioni dei cittadini. Non è più pensabile sostenere a priori l’operato dell’amministrazione con banali giustificazioni di bilancio o quant’altro, sostenendo alibi e teorie che spesso non ci sono». Chiedono «informazioni concrete e strategie efficaci». Anche perché il M5S torinese rischia di affondare. «Riteniamo che, a oggi, poche sono le azioni descritte nel nostro programma che sono state perseguite e che la programmazione che ogni assessorato ha costituito, non è stata resa nota», denunciano i consiglieri del Movimento. «Non sappiamo per quale progetto e visione stiamo contribuendo», lamentano i consiglieri, denunciando poi «la mancanza di risposte su tematiche importanti che opprimono i cittadini e non ci permette di interagire con i cittadini». Insomma, evocano uno scenario di guerra dove si è mandati a combattere disarmati. E chiedono un confronto anche con la giunta di Appendino. Per dialogare «sui problemi (e possibili soluzioni) del territorio, con particolare attenzione alle periferie che, per decenni, sono state abbandonate a se stesse nonché luoghi ove incanalare condizioni scomode e di intralcio». Rilette oggi queste parole hanno un valore profetico. In particolare per Barriera di Milano e la Circoscrizione 6 dove ha stravinto la Lega. Gli eletti del Movimento nel parlamentino di quartiere hanno scritto anche una seconda lettera ai colleghi in Comune.

Una richiesta di aiuto fatta di una lunghissima lista di questioni aperte che comprende i campi nomadi e il progetto per il loro superamento, la mancanza di sicurezza da combattere con l’aumento dell’illuminazione, il diffondersi del degrado, dell’abusivismo commerciale dei bivacchi in strada per la mancata applicazione delle ordinanze anti-vetro, il necessario miglioramento della raccolta differenziata, l’incremento dei passaggi dei bus, la creazione di punti verdi e una strategia per rilanciare il commercio di vicinato. Richieste che se fossero state esaudite avrebbero arginato almeno in parte l’emorragia di consensi verso il M5S a Torino Nord.

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