31 maggio 2019 - 09:45

Sì o no all’Appendino bis? M5S al voto sul secondo mandato della sindaca

L’assemblea degli attivisti si esprimerà venerdì sera. La maggioranza è per il sì. Verrà proposto un sistema a scale: chi corre per la Regione o per il Parlamento, dovrà prima aver fatto esperienza negli enti locali

di Gabriele Guccione

Sì o no all'Appendino bis? M5S al voto sul secondo mandato della sindaca
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«Volete voi che Chiara Appendino si ricandidi?». Il quesito non suonerà esattamente così. Ma in fondo è questo il senso della votazione su cui questa sera, nella sala del centro incontri di via Moretta 57, gli attivisti e gli eletti torinesi del Movimento 5 Stelle saranno chiamati a esprimersi. All’ordine del giorno dell’assemblea cittadina dei 5 Stelle c’è il via libera di Torino al superamento del limite del doppio mandato per gli eletti, un totem grillino che ora i vertici nazionali vorrebbero rivedere — insieme al divieto di presentarsi nei Comuni in coalizione con ad altre liste «civiche» — ma soltanto dopo aver consultato la base, regione per regione, città per città. E così, dalla riunione dei militanti si capirà se, quantomeno sul piano delle regole, ci saranno le condizioni per permettere alla sindaca — già al suo secondo mandato, visto che il primo è iniziato nel 2011 da semplice consigliera comunale d’opposizione — di ripresentarsi agli elettori torinesi nel 2021. In queste settimane sono stati raccolti con un questionario i pareri dei vari «gruppi di lavoro» che, quartiere per quartiere, costituiscono l’articolazione territoriale del Movimento.

La pattuglia dei «duri e puri» è pronta a respingere la proposta, rivendicando i valori fondativi del «grillismo» (e anche a disertare la prossima riunione di maggioranza convocata lunedì dalla sindaca). «Se pensiamo che il problema del Movimento sia l’organizzazione e non la linea politica — ha detto ancora ieri il consigliere comunale Damiano Carretto —, abbiamo capito ben poco della situazione. Il Movimento, se vuole sopravvivere, deve pensare a come staccarsi da Salvini. Tutto il resto è secondario».

Ma la gran parte degli eletti — anche quelli sparsi negli otto consigli delle Circoscrizioni — dovrebbe essere d’accordo alla rimozione del vincolo, così da mettere le basi per la creazione di una classe dirigente del Movimento. Ed evitare che, alle prossime elezioni, entri in Parlamento chi non ha mai nemmeno fatto il consigliere di quartiere. L’idea è proporre un sistema a scale. Per cui, chi vorrà correre per il Consiglio regionale o per la Camera e il Senato, dovrà prima aver fatto un’esperienza negli enti locali. E così eliminare il divieto del terzo mandato per chi arriva dai Comuni, ma non per chi è in Parlamento. Distinguendo, poi, la posizione di un consigliere semplice con quella di un primo cittadino o di un ipotetico presidente di Regione. Il via libera dovrebbe riguardare anche i sindaci al primo mandato, anche se al secondo da consiglieri comunali. E dunque la sindaca Appendino. Poi, certo, bisognerà che l’interessata di disponibile a scendere nuovamente in campo (ma su questo aspetto, non dovrebbero esserci problemi: in privato, Appendino ha già fatto capire di essere allettata dalla prospettiva). E soprattutto occorrerà che i vertici nazionali si trovino d’accordo, sul piano politico, con la sua ricandidatura. Tanto più, alla luce della «tranvata» (definizione dell’ex Vittorio Bertola) registrata dal M5S a Torino alle Regionali: in appena tre anni i consensi sono scesi infatti dal 30 al 13 per cento.

Un tema che non è all’ordine del giorno, quello dell’analisi del voto: l’assemblea è stata convocata in tempi non sospetti, quando si immaginava che la sconfitta si fermasse attorno al 16-19 per cento. Ma inevitabilmente il risultato delle urne influenzerà il dibattito, soprattutto quando la capogruppo Valentina Sganga proporrà, come ha già preannunciato, il via libera all’apertura di sedi (ai tempi del Pci si sarebbe detto, sezioni) in ogni quartiere e la designazione di referenti locali. «I voti si possono recuperare — è la convinzione della numero uno torinese —. E si recuperano tornando di più in quelle periferie dove abbiamo perso terreno a vantaggio alla Lega, creando sedi e comitati territoriali per ascoltare quanto hanno da dire le persone e facendo uno sforzo ulteriore: dare risposte».

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