23 marzo 2019 - 20:13

«Troppi disertori, Bertola rischia il flop»: i vertici M5S strigliano gli eletti

Dopo il caso della sala vuota, il leader Bono lancia l’allarme: siamo al 15 per cento

di Gabriele Guccione

«Troppi disertori, Bertola rischia il flop»: i vertici M5S strigliano gli eletti
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«Comunicazioni sull’organizzazione e la gestione della prossima campagna elettorale». Dietro l’oggetto, all’apparenza asettico, della convocazione inviata a tutti gli eletti 5 Stelle torinesi si nasconde, in realtà, la rabbia, mista a una buona dose di preoccupazione, dei vertici piemontesi del Movimento, in vista del voto del 26 maggio. Il salone mezzo vuoto che una settimana fa ha salutato la presentazione ufficiale del candidato presidente Giorgio Bertola non è stata una bella immagine per i pentastellati, stretti in Piemonte nella morsa tra la popolarità di Sergio Chiamparino e la facilità con cui Matteo Salvini riesce a incassare consensi per il centrodestra, qualsiasi sia, in definitiva, il nome scelto per la corsa alla Regione.

Dissidi e problemi di comunicazione

Il più deluso dalla scarsa partecipazione è stato proprio l’aspirante governatore Bertola. Il più indispettito, il leader storico Davide Bono. Nel flop di venerdì scorso ha pesato molto l’assenza, pressoché totale, degli eletti torinesi. Unica eccezione: la breve apparizione dell’ex presidente del consiglio comunale, Fabio Versaci. «Se l’avessimo saputo con maggiore anticipo, e non con una e-mail inviata a due giorni dall’appuntamento — lamenta un esponente di primo piano del M5S torinese —, magari avremmo potuto organizzarci per tempo. Invece, il coinvolgimento lascia alquanto a desiderare». Insomma: oltre al buon sangue, nemmeno le comunicazioni sembrano correre a dovere tra esponenti regionali e comunali.

I sondaggi e il rischio 15 per cento

E così, i vertici piemontesi hanno convocato, ieri sera, tutti i consiglieri comunali e circoscrizionali. Una trentina — su sessanta invitati —, quelli che si sono presentati: quanti ne sarebbero bastati, in fondo, per riempire il salone dell’Atc, l’altra settimana. Obiettivo della riunione: suonare la carica, in vista di una campagna elettorale che si preannuncia tutt’altro che semplice per i 5 Stelle. I sondaggi citati da Bono danno il Movimento tra il 15-20 per cento. Dunque, non ci si possono permettere altre diserzioni, come quelle del 15 marzo. Soprattutto a Torino, dove il M5S sembra destinato a pagare un inevitabile logoramento a tre anni dall’inizio del mandato della sindaca Chiara Appendino (che quella sera incriminata, dopo i saluti di rito, ha abbandonato quasi subito il salone di corso Dante). Per non parlare, poi, delle ambiguità del governo gialloverde sulla Torino-Lione e del difficile rapporto con i centri sociali: due questioni di sicuro impatto sulla raccolta del consenso anche in Val di Susa.

«Quei tempi sono andati»

Il clima generale non è dei migliori, insomma. Si respira una certa fiacchezza, suscitata non solo da un candidato presidente, Bertola, che la base ha vissuto sin dall’inizio come una scelta calata dall’alto, ma anche dagli scossoni provocati dalle ultime vicende giudiziarie della giunta Raggi a Roma. Così, il leader regionale, Bono, accompagnato dal senatore Alberto Airola e dal deputato Davide Serritella, hanno domandato agli eletti un maggiore impegno, anche in prima persona. «Ci chiedono banchetti nei mercati e folle di attivisti alle riunioni — rivela con rammarico un militante di lungo corso —, ma quei tempi ormai sono andati».

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