26 gennaio 2019 - 11:49

«Cosa ridi, marocchino di m...». Prof a processo con l’accusa di razzismo

Il docente, Salvatore A., si sarebbe rivolto così a uno studente. Ora è accusato di abuso di mezzi di correzione con l’aggravante della discriminazione e dell’odio razziale

di Simona Lorenzetti

«Cosa ridi, marocchino di m...». Prof a processo con l’accusa di razzismo
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TORINO - Questa non è solo la storia di un processo. È la storia di una famiglia marocchina che da quasi vent’anni vive in Italia e che dal 2006 combatte contro inquietanti e spiacevoli episodi di razzismo. Qualche tempo fa fu la vicina di casa a minacciare: «Vi farò fare la fine di quelli di Erba». Ora è l’insegnante del figlio maggiore a rivolgersi al ragazzo chiamandolo «marocchino di m...». Mohamed è il papà del giovane studente insultato. Non vuole parlare di quel che è accaduto in classe e non vede l’ora che tutta la vicenda si concluda. Ma ritiene che sia giusto andare fino in fondo. E martedì prossimo, nel corso dell’udienza preliminare del processo contro il professore, si costituirà parte civile. E anche l’istituto potrebbe essere chiamata in causa come responsabili civile. «Sono valutazioni che dobbiamo ancora fare — spiega l’avvocato Davide Vettorello, che assiste la famiglia dello studente —. Quanto è accaduto a scuola è spiacevole e molto grave». Il docente si chiama Salvatore A. ed è accusato di abuso di mezzi di correzione con l’aggravante della discriminazione e dell’odio razziale.

La vicenda risale al febbraio dello scorso anno. La mamma di uno studente di seconda media della scuola Pacinotti scrive una lettera alla direzione scolastica e racconta che il figlio è tornato a casa triste e sconvolto, perché l’insegnante di educazione tecnica si era rivolto a un suo compagno apostrofandolo in maniera offensiva e razzista. La donna denuncia anche un altro episodio, che ha avuto per protagonista un ragazzino cinese. Dalla segnalazione parte un’indagine interna alla scuola, con l’apertura di un procedimento disciplinare nei confronti del docente. Ma viene depositato anche un esposto in Procura. A occuparsi della vicenda è il pm Mario Bendoni. Dopo aver acquisito la relazione del dirigente scolastico e ascoltato il racconto di vittime e studenti, il magistrato chiede il rinvio a giudizio dell’insegnante. Sono due gli episodi in contestazione. Il primo riguarda il figlio di Mohamed. Il ragazzino stava chiacchierando con un compagno, suo connazionale, quando il docente dalla cattedra gli avrebbe urlato contro: «Cosa ridi, marocchino di m...». Poi, rivolgendosi all’altro studente, gli avrebbe ordinato di andarsene: «Esci fuori, marocchino!».

Il secondo episodio ha invece per protagonista un ragazzino cinese, anche lui additato come «cinese di m...». Nel corso dell’inchiesta è poi emerso che l’insegnante era solito urlare e bestemmiare in classe. Mohamed non si capacita di questa nuova aggressione alla sua famiglia. Pensava che almeno a scuola i figli sarebbero stati al sicuro. Ancora oggi, infatti, ricorda come un incubo i rapporti tesi con la vicina di casa, che li insultava per il colore della pelle e minacciava di «bruciarli». Il primo giorno che Mohamed mise piede nell’alloggio di via Ascoli, dove ancora oggi vive, la signora della porta accanto lo accolse dicendogli di tornarsene a casa, «perché i marocchini erano assassini». Era il 2006 e quel giorno iniziò il calvario: dispetti, insulti, minacce. Fino a quando nel 2016 un giudice ha emesso un’ordinanza con cui ha bandito la vicina razzista dal quartiere. Non solo. La donna è finita sotto processo ed è stata condannata per stalking con l’aggravante dell’odio razziale.

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