9 giugno 2018 - 13:18

Perin alla Juve, Gasperini: «È un gatto affamato di vittorie»

Ha firmato il contratto con il presidente Andrea Agnelli: resterà in bianconero (almeno) fino a 29 anni, quattro stagioni e 2,5 milioni a campionato

di Giampiero Timossi

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«Matti per Mattia», o pazzi per Perin: il concetto non cambia, il giudizio sembra unanime. Mattia Perin è cresciuto, ha 25 anni e una figlia che di nome fa Vittoria. Da ieri ha una nuova storia da raccontarle, una nuova avventura alla Juventus. Ha firmato il contratto con il presidente Andrea Agnelli: resterà in bianconero (almeno) fino a 29 anni, quattro stagioni e 2,5 milioni a campionato. Ha detto: «Quando mi è arrivata l’offerta della Juventus non ho potuto dire che sì, certi treni passano una sola volta». Non un treno qualunque, l’Orient Express del calcio: storia, fascino, un viaggio che non sarà mai banale. Anche se dovrai giocarti il posto con Wojciech Szczesny. Sarà una corsa a due per sostituire un campione come Gigi Buffon (ah, per inciso, martedì finalmente l’ex numero 1 bianconero verrà annunciato dal Psg).

Perin è diventato uomo e chi lo ha fatto crescere si chiama Gian Piero Gasperini, allenatore dell’Euro-Atalanta, ex tecnico del Genoa. «Devo molto a Gasperini, anzi, forse dire molto non basta», confidava il portiere nella sua ultima domenica a Genova, mentre salutava con gli occhi lucidi, nella pancia dello stadio «Luigi Ferraris». A Gasperini hanno raccontato di quel saluto e di quelle parole, a occhio e croce si è commosso pure lui. Per far crescere chi arrivò al Genoa a 15 anni serviva coraggio. L’allenatore sorride: «Non ce ne voleva molto, le doti di Mattia furono subito evidente a tutti. È uno di quei giocatori che uno che fa il mio mestiere vorrebbe sempre incontrare: per quello che sanno dare nello spogliatoio, in allenamento e in campo».

Gasperini, quali ritiene che siano le principali qualità di Perin?
«È un gatto, arriva all’improvviso, recupera la posizione in pochi istanti, ha una reattività incredibile. E una grande fisicità».

C’è chi, invece, sostiene che sia proprio il fisico il suo punto debole...
«Non sono d’accordo, Mattia ha già un’altezza considerevole, quasi un metro e 90 centimetri e un fisico da atleta. Certo, non sembra coprire fisicamente la porta come magari certi suoi collegi, penso a Handanovic. Ma ha doti atletiche che lo rendono straordinario. E poi ha coraggio, grande tempismo nelle uscite, basse e alte».

La scelta di giocarsi il posto con Szczesny? Il polacco partirà con la maglia numero 1 di Buffon.
«Scelta coraggiosa e giusta. Perin è affamato di vittoria, è sempre stato così. Era con El Shaarawy il punto di forza di uno straordinario settore giovanile rossoblù,capace di vincere nel 2010 lo scudetto Primavera».

La stella, allora, sembrava El Shaarawy.
«Ma penso che Mattia fosse il trascinatore di quel gruppo. Non tanto per quello che mi veniva raccontato, ma per come l’ho visto allenarsi con noi. Ha iniziato a farlo che aveva 17 anni, non se n’è più andato ed era giusto così».

Quando lei tornò al Genoa (stagione 2013-2014) il titolare sembrava essere l’argentino Bizzarri. Poi che accadde?
«In realtà, almeno per me, non c’erano grossi dubbi: se la giocavano alla pari, Perin ha subito meritato il posto del titolare e Bizzarri, serio professionista, davanti a quel ragazzo poco più che ventenne, ha capito la scelta».

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