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Duemila in corteo con i sindaci della Val Susa ad Avigliana contro il decreto sicurezza

Qui è nato il primo progetto piemontese di accoglienza diffusa

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Almeno duemila  persone hanno sfilato questo pomeriggio ad Avigliana contro quello che i manifestanti chiamano "il decreto insicurezza".
In bassa valle di Susa è nato il primo progetto Piemontese di accoglienza diffusa che  oggi - a distanza di almeno tre anni -  si è allargato a un terzo dei comuni della Regione. In Alta Valle di Susa i comuni di Bardonecchia e Oulx sono impegnati da oltre un anno e mezzo nell’assistenza dei migranti che cercano di attraversare il confine con la Francia attraversando i passi di montagna al Colle della Scala e al Monginevro. Non c’è da stupirsi, dunque, che  l’opposizione al decreto sicurezza da parte degli amministratori locali, parta da qui, la stessa valle che in altre manifestazioni e in altre battaglie si oppone alla Tav.

Nessuno dei Comuni, almeno per ora, ha intenzione di non applicare il decreto sicurezza fino a che questo rimarrà legge. Ma questo pomeriggio i primi cittadini sfileranno  - con la fascia sul petto - per dire no al decreto Salvini approvato in parlamento con i voti di Lega e M5S.  Il corteo  è partito alle 14 dalla piazzetta davanti alla stazione ferroviaria, ed è arrivato in piazza Conte Rosso, davanti al Comune.
Hanno aderito alla manifestazioni i 22 comuni dell’unione montana valle di Susa e dell’unione dell’Alta valle di Susa, insieme alle amministrazioni di  Rivoli, Bruino, e Coazze. “I sindaci di Palermo e Napoli hanno aderito con una lettera”, spiega Andrea Archinà, sindaco di Avigliana. E poi ci sono almeno 34 sigle tra associazioni, gruppi,  cooperative, movimenti. L’idea di un manifestazione era stata lanciata dall’amministrazione di Vaie che, poco prima di Natale, aveva approvato una delibera che confermava la contrarietà dell’amministrazione al decreto Salvini.

“Con il decreto, oggi convertito in legge -spiegano i sindaci -  ci troviamo di fronte una legge dello Stato che discrimina l'uomo in base al luogo in cui è nato. Una legge che limita i diritti e le libertà degli individui, compiendo uno strappo vigoroso ai principi della Costituzione”. 
Anche la Regione Piemonte si è schierata contro il decreto proponendo un ricorso alla corte Costituzionale.
“Le nuove impediscono il rinnovo della protezione umanitaria da parte dei migranti che ne avevano diritto e che quindi genererà circa 60 mila irregolari in due anni - proseguono i sindaci - Saranno le Amministrazioni comunali, in totale solitudine e con pochi mezzi, a doversene far carico. In questo modo si rischierà di alimentare la delinquenza, il lavoro nero, lo sfruttamento del lavoro e della prostituzione.