Torino

Salvini al papà marocchino che ha ferito la figlia: "Se qui c'è troppa libertà per le donne torna al tuo Paese"

Il ministro sul caso Vercelli, ma la ragazza: "Ora voglio solo dimenticare"

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"Se pensi che qui si torna indietro sulla libertà delle donne, torna al tuo paese": così il vicepremier, Matteo Salvini, stamani, da Melfi, dove è impegnato nella campagna elettorale per la Regione, si è rivolto idealmente al padre che, in Piemonte, ha tentato di investire la figlia che voleva vivere all'occidentale. "Qui sulla libertà delle donne di vestirsi come vogliono, con la gonna o la minigonna, non si torna indietro", ha aggiunto Salvini.
A Livorno Ferraris l'incoraggiamento più affettuoso per Miriam è arrivato dalla squadra di basket: "Siamo un solo gruppo e sappiamo benissimo quanto tu sia forte! Adbt Livorno Ferraris sarà il tuo scudo. Ti aspettiamo, Miriam" . Un messaggio pubblicato su Facebook che arriva quando Meryan, che tutti a Livorno Ferraris conoscono come Miriam, è appena tornata dall'ospedale. "Sto bene, poteva andare peggio. Ma adesso voglio lasciarmi questa storia alle spalle", dice mentre tutto attorno a lei è un viavai di donne che discutono e di bambini che ascoltano incuriositi.
Suo padre è in cella con l'accusa di tentato omicidio e maltrattamenti per averla investita con l'auto. El Moustafa Hayan, 50 anni, ha seguito la figlia che stava andando da sola a prendere il treno per andare a un colloquio di lavoro. Lui le ha detto di salire in macchina perché non voleva che andasse in giro da sola, ma lei ha rifiutato e lui ha perso il controllo. Un gesto estremo compiuto dopo l'ennesima lite in famiglia dovuta all'incapacità dell'uomo di frenare la sua possessività e di accettare la volontà di emancipazione di una ragazza che fin da bambina si è inserita benissimo nella comunità di Livorno Ferraris, si è diplomata, gioca a pallacanestro, ha anche lavorato per un periodo in un call center a Torino e adesso è in trattativa per un nuovo impiego. Ma c'erano tante cose che avrebbe voluto fare e il padre non le permetteva: uscire la sera, per esempio. O lasciarsi i capelli sciolti: troppo appariscente, diceva lui. E non per una questione religiosa. " Mi spiace per quello che è successo, ma credo che siano problemi interni alla loro famiglia non siano legati all'Islam visto che il padre non è un integralista", dice un connazionale.
Miriam, spiega il sindaco Stefano Corgnati, " è l'archetipo di una ragazza che si è integrata perfettamente nella comunità locale - Vive una vita normale come tutte le sue coetanee e a prima vista non si riconosceva neanche la sua appartenenza alla religione musulmana. Miriam fa parte del dna di Livorno Ferraris. La nostra comunità è unita e dobbiamo ancora più lavorare affinché non avvengano episodi drammatici come quello appena successo. Credo molto nel controllo sociale nei piccoli paesi, dove ogni piccolo avvertimento deve far scattare un campanello d'allarme".
Miriam è nata in Marocco 20 anni fa ed è arrivata a Livorno Ferraris da piccola. Qui ha studiato, ha iniziato la carriera nello sport, ha trovato molti amici sia nella comunità nordafricana sia tra le compagne di squadra. E sono stati loro a darle ospitalità quando la tensione con il padre, alimentata da continue liti sulle pretese di emancipazione della ragazza, arrivava a livelli insostenibili. Ma nessuno aveva immaginato che potesse sfociare in un atto così violento.