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M5s, parte da Torino la rivolta contro Rousseau: "Il voto non ha insegnato nulla"

Il primo a postare su Facebook è il presidente del consiglio comunale, mentre la sindaca difende Di Maio

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Il presidente del consiglio comunale di Torino, il 5stelle Francesco Sicari, si scaglia contro la decisione di votare sulla piattaforma Rousseau la “fiducia” a Luigi Di Maio. “Sono sconcertato” scrive su Facebook l'esponente pentastellato. E come lui altri consiglieri torinesi sembrano molto critici sulla scelta fatta dal capo politico: “Il voto non ha insegnato nulla”, tuona Aldo Curatella, anche lui in Sala Rossa, non certo un dissidente. “Si avvia lo specchietto per allodole su Rousseau, per come si pone la questione il risultato è ovvio – ragiona sempre via social - Invece di avviare una seria discussione e analisi sul territorio di cosa è successo non nelle urne ma negli ultimi anni in cui si è demandato ai 'clic' l'azione politica, perdendo contatto con i cittadini ma chiudendosi nelle comode stanze di potere”.

La sindaca Chiara Appendino, in trasferta a Roma, difende invece la scelta del capo politico: "Credo sia un atto di coraggio chiedere il voto. Confermerò la fiducia a Luig" dice annunciando già cosa voterà domani. "Credo sia giusto riflettere su cosa abbiamo fatto e come si può fare di meglio - spiega la sindaca - Gli attacchi continui e il clima da forconi non aiuta a fare una riflessione serena".

L'analisi più articolata sulla vicenda però arriva dal rappresentante più alto in Sala Rossa: “Direi che non abbiamo capito nulla, analizzeremo un giorno anche questa – sostiene Sicari - A 3 giorni dall'esito del voto, ancor prima di approfondite analisi di cosa abbia funzionato e cosa no, si va di pancia al voto, solo ed esclusivamente sulla persona. Una persona che nel momento stesso in cui parla polarizza la discussione”. Una scelta sbagliata nel merito perché, “il passo indietro, le dimissioni, sono atto puramente personale, secondo me – spiega Sicari - Se pensi di aver sbagliato, ti dimetti. Se pensi di non aver sbagliato, vai avanti”.

E anche nel metodo perché, secondo il presidente della Sala Rossa, la domanda posta su Rousseau è sbagliata: “Ammesso che abbia sbagliato tutto lui, un voto di conferma legittimerebbe la persona che ha sbagliato tutto ad andare avanti, e quindi non verrebbe identificato come quello che ha sbagliato – ragiona il pentastellato - Ovviamente avrebbe piena libertà di fare ciò che vuole. Strutture e chi più ne ha più ne metta. Ammesso che invece non abbia sbagliato nulla, un voto di sfiducia apre una crisi politica, apre uno scenario incerto mentre sei forza di Governo, apre le porte a un eventuale successore, ma non me ne vogliano gli altri, pur sapendo che la voglia di quel posto è grande in tanti altri, non vedo figure spendibili nel breve periodo”.