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Leoni, ferite da leccare L’attacco è povero e manca disciplina «Vietato sbagliare»

La squadra a Port Elizabeth, sabato il match con i Kings Da rivedere la gestione del pallone e la linea arretrata

Andrea Passerini
2 minuti di lettura

PORT ELIZABETH (suDAFRICA). Sono leoni che devono leccarsi le ferite, quelli che ieri sera sono approdati a Port Elizabeth, sull’Oceano Indiano, dopo aver attraversato il Sudafrica in pullman.

La sconfitta con i Cheetahs – che non era affatto nella tabella di marcia della doppietta agli antipodi – lascia dietro di sé, e sopratutto allo staff tecnico una scia di perplessità e di dubbi sulla consistenza della squadra in condizioni di pressione ambientale.

In primo luogo fisica e atletica, perché i leoni sono quasi scomparsi dal campo negli ultimi 20’, se si eccettuano due giocate maldestra in attacco, e la zampata vincente di Ian McKinley che pure aveva dato l’illusione del sorpasso.

E a proposito di attacco, non sembri un controsenso rilevare l’ennesima giornata poco brillante in chiave offensiva nel giorno in cui si segnano 25 punti e 3 mete. Ma raramente come al Toyota Stadium di Bloemfontein i leoni hanno denunciato carenze di soluzioni offensive in grado di superare la difesa, certo non stratosferica, dei Xv di Franco Smith. Le linee del vantaggio sono state di fatto tutte procurate dagli avanti (3 Barbini, 2 Ruzza), a parte il break rabbioso di McKinley nel finale.

Brutto, e pure sconfortante, vedere Monty Ioane innescato due volte nel finale vicino alle ruck, quando per tutto il match non gli sono stati trasmessi ovali decenti. Se un terminale offensivo del genere chiude il match con più placcaggi (devastanti peraltro) che palloni di qualità toccati, qualche domanda bisognerà pur farsela. Sia sulle combinazioni offensive, che sul grado di pericolosità dei colleghi di reparto, e in generale del gioco biancoverde.

La gestione palla, ancora una volta, è da rivedere, nella qualità dl possesso (peraltro, solo 8 turnover per Treviso contro i 14 a favore dei sudafricani).

E il fatto che negli ultimi match lo schema della maul da touche ai 5 o ai 10 metri non si sia più rilevato produttivo ha illuminato la carenza di altre opzioni efficaci e collettive in mano ai leoni. La conferma? Le 3 mete hanno avuto bisogno di doti individuali (le prime 2 Barbini, con la complicità di Ruzza nella seconda), la terza di tutta la grinta di Mc Kinley in versione “ariete”, non sono frutto di schemi o di giocate speciali.

Vero, mancavano i all carrier (Barbieri Negri e Steyn in primis) ma certo una squadra che vuol essere competitive deve avere qualche alternative in grado di creare grattacapi agli avversari. e soprattutto fare meno fatica a risalire il campo, per riprendere territorio

Poi certo, la difesa che incassa 31 punti - e una prima meta ai limiti dell’imbarazzante - non esce a testa alta , così come il piano della disciplina, con falli gratuiti ed evitabili. Quando ne becchi 16, e solo 11 a favore, arbitro o meno, è il segno che il rigore è andato ampiamente a farsi benedire (solo colpa del caldo?).

Urge salvare la spedizione sudafricana, adesso. con un successo sabato, nella tana dei Kings, ieri sconfitti dal Connacht. Dalla prima linea all’estrema, si lavorerà in questi giorni: si gioca sabato, alle 18,30 (ora italiana). —

Andrea Passerini

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