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Mafia nigeriana, gli ordini partivano dalla Marca

Viveva a Quinto il boss dell’organizzazione: «Così decideva i pestaggi dei suoi rivali». Rinviato l’interrogatorio

Giorgio Barbieri
1 minuto di lettura



Da Quinto, dove conduceva una vita irreprensibile, era diventato il boss del cartello della mafia nigeriana sgominato nei giorni scorsi dalla Procura di Torino che ha ordinato l’arresto di 15 persone. Il quarantenne, difeso dall’avvocato Guido Galletti, doveva essere interrogato ieri mattina in tribunale per rogatoria ma la difesa ne ha chiesto l’annullamento per una questione tecnica legata al deposito degli atti.

le accuse

Secondo la Procura di Torino l’uomo, che si trova nella Marca da un decennio tanto da aver anche chiesto la cittadinanza italiana, sarebbe «il soggetto promotore di un’associazione a delinquere di stampo mafioso» dedita al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, soprattutto femminile da avviare poi alla prostituzione da strada, e a reati contro il la persona «per definire le gerarchie». In particolare gli viene contestato di essere, oltre al mandante di un violento pestaggio a connazionali avvenuto a Torino per imporre il suo ruolo predominante nel gruppo, l’organizzatore degli incontri del suo cartello e di essere anche il “World fly commandant”, ossia la figura che teneva i contatti con gli affiliati all’estero che avevano il compito di inviare in Italia le donne. «Ora aspettiamo la decisione del tribunale di Torino», ha commentato l’avvocato Galletti, «e poi decideremo il da farsi». Secondo gli investigatori si tratta di un esponente del gruppo criminale “Eiye” composto da numerosissimi suoi connazionali tra cui gli altri destinatari del provvedimento. Il quarantenne sarebbe poi ritenuto responsabile di lesioni aggravate in concorso ed esercizio abusivo della professione medica in quanto all’interno della propria comunità era considerato un “santone con poteri di cura”. l’inchiesta.

le polemiche

Dei quindici destinatari dell’ordinanza di custodia cautelare sei sono ancora da rintracciare. Proprio ieri Il procuratore di Torino Armando Spataro con una nota ha fatto il bilancio dell’operazione che era stata oggetto del tweet del ministro dell’Interno che qualche giorno fa aveva provocato una durissima polemica tra il magistrato e Matteo Salvini. Il procuratore Spataro E spiega che le attività delegate dalla procura alla Squadra mobile si sono concluse “solo ieri sera (non prima)”, con l’arresto a Padova di una persona che non era stata catturata con le altre il 4 dicembre scorso. Una sottolineatura non casuale visto che il tweet in cui annunciava il fermo di 15 esponenti della mafia nigeriana Salvini lo aveva fatto nelle prime ore della mattinata del 4. Una mossa che aveva fatto infuriare Spataro per il “rischio di danni al buon esito dell’operazione ancora in corso”, come aveva scritto in un comunicato in cui invitava il ministro a evitare in futuro “comunicazioni simili”. —



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