Licola, reportage nei luoghi del presunto terrorista

Sul cartello semi strappato si legge appena: "In nome di Allah, il compassionevole". Giù nel sottoscala di un palazzo che cade a pezzi a Licola Mare, c'è l'associazione culturale che ospita una moschea. La frequentava Alagie Touray, il 21enne del Gambia arrestato a Licola, davanti al luogo di culto, perché sospettato di progettare un attentato dopo aver giurato fedeltà al califfo Al Baghdadi. Dalla moschea esce dopo le preghiere Adbudul, 36 anni. Originario della Repubblica del Benin, l'uomo è in Italia da 10 anni e lavora come lavapiatti in un ristorante. "Non conosco questo ragazzo - afferma - ma se è vero quello che dite non posso essere d'accordo con quanto ha fatto. Il terrorismo è una brutta cosa. Io sono contro il terrorismo. Qui preghiamo e non abbiamo mai avuto problemi". Davanti alla moschea arriva anche Umberto Mercurio dell'associazione "Licola Mare pulito". "La convivenza è complicata, non tanto con chi frequenta la moschea, ma ci sono troppi migranti ospitati negli alberghi gestiti dalle cooperative. Se vi spostate di qualche metro trovate uno scantinato dove è diffuso lo spaccio di droga e la prostituzione. Spesso scoppiano risse. Un anno fa un pizzaiolo italiano è stato aggredito in strada senza motivo: gli hanno strappato un dito a morsi.
interviste Antonio di Costanzo
video Stefano Renna