Mafia, l'accusa del pentito Di Matteo: "Lo Stato non mi protegge più"

Ventidue anni fa, i boss rapirono e sciolsero nell'acido suo figlio Giuseppe, aveva 13 anni. Così provarono a fargli ritrattare le dichiarazioni sulla strage Falcone. Santino Di Matteo è stato ormai espulso dal programma di protezione, perché all'epoca tornò in Sicilia per provare a liberare il figlio da solo. Tre anni fa, la procura di Palermo aveva sollecitato il suo reinserimento nel programma, la procura nazionale antimafia aveva dato però parere negativo, sostenendo che non erano arrivate nuove dichiarazioni da parte di Di Matteo, che avrebbero potuto metterlo a rischio. Adesso, il pentito ha deciso di intraprendere una battaglia legale: ha fatto ricorso contro il suo allontanamento dal programma speciale previsto per i collaboratori di giustizia. Il Tar gli ha dato ragione, il Consiglio di Stato no, ma i giudici hanno comunque ribadito che resta comunque a rischio per le rivelazioni fatte in passato. Dice l'avvocato Monica Genovese: "I collaboratori di giustizia restano uno strumento fondamentale per la lotta la mafia" (di Salvo Palazzolo e Giorgio Ruta)