Damasco, viaggio nei quartieri dei bambini salvati dalla guerra

Il reportage tra i ragazzini di "SOS Village Children's" a Saboura e Qodsaya, alla periferia della capitale siriana. Una piccola porzione di quella generazione scampata alla devastazione di un conflitto civile di cui ancora non si vede la fine. Sono circa 200 in tutto e sono affidati a "mamme" che se ne prendono cura 24 ore su 24. Le esplosioni sorde e potenti come colpi di grancassa, non si sentono dai quartieri dei “bambini salvati”, alla periferia di Damasco. Siamo a circa 15 chilometri a ovest e nord ovest della capitale, dove l’Ong internazionale "SOS Village Children’s" ( in Italia "SOS Villagi dei Bambini") accudisce e fa crescere una parte di quelli che probabilmente fra 15-20 anni prenderanno in mano le sorti della Siria. Sono in tutto circa 200, una piccola porzione della generazione scampata alla devastazione di una guerra di cui ancora non si vede la fine. Per arrivare fin qui, abbiamo percorso in macchina circa 90 chilometri, dall’aeroporto di Beirut fino alla frontiera libanese di Masnaa. Un tragitto interrotto da numerosi posti di blocco, prima e dopo la frontiera, che dista dal centro "SOS" di Saboura un’altra trentina di chilometri. Lontani dalle bombe su Ghouta Est, i piccoli “scampati” sono affidati a donne che loro chiamano “mamma”. Qui, si sta a distanza sufficiente dal centro di Damasco dove invece il rumore della guerra si sente, e come se si sente, fra il traffico regolare delle auto, la gente seduta ai tavolini dei bar, o che cammina lungo le strade della vecchia Damasco, a ridosso della linea invalicabile, oltre la quale è possibile che ti piombino addosso i missili in risposta dalla zona bombardata