Briga. Il Giudizio finale di Canavesio

Briga Marittima fu comune italiano fino all’ultima guerra mondiale. Oggi è un comune francese, chiamato La Brigue, situato nel dipartimento delle Alpi Marittime e nella regione Provenza-Alpi-Costa Azzurra. Di buona notorietà gode la cappella-santuario di Notre-Dame des Fontaines, eretta in una solitaria valletta laterale, ricca di sorgenti d’acqua, a quattro km dal centro abitato. La cappella è situata allo sbocco dell’antica mulattiera che, passando per il valico di Collardente, conduceva in Liguria ed era in epoca medievale percorsa da pastori, mercanti e pellegrini.

Tanto l’edificio si presenta all’esterno in modo dimesso, quanto invece è sfolgorante di affreschi al suo interno. L’aspetto esterno è infatti quello di una modesta cappella campestre di pellegrinaggio, secondo il modello in uso dopo il Concilio di Trento, con un portichetto addossato alla facciata e
 dotato di una finestra per consentire ai pellegrini di ammirare l’interno del Santuario e pregare anche senza potervi accedere.
 Sotto il Santuario si apre una galleria porticata, aperta verso il torrente, per l’accoglienza dei pellegrini. All’interno gli affreschi coprono interamente le pareti delle navate, il presbiterio e la controfacciata, con una superficie dipinta di circa 220 mq. Da un’iscrizione del tardo Cinquecento conservata sulla parete sinistra della navata, si apprende che il grandioso ciclo decorativo era stato datato e firmato nel 1492 dal sacerdote e pittore piemontese Giovanni Canavesio. Gli affreschi del presbiterio, realizzati con ogni probabilità negli anni 1450-60, sono invece attribuiti a un altro pittore piemontese, Giovanni Baleison di Demonte.

 

Il giudizio universale

Il Giudizio universale di Canavesio

La grandiosa visione del giudizio finale di Canavesio occupa l’intera controfacciata. Il senso biblico-teologico della visione è che il sacrificio di Gesù sulla croce restaura l’alleanza che era stata rotta alle origini con il peccato originale. L’immagine dell’arbor vitae in basso a sinistra, l’albero della vita nel paradiso terrestre, intorno al quale è attorcigliato privo di vita il serpente tentatore con il volto di Eva, richiama il peccato dei progenitori. Custodi dell’Eden sono i due profeti Enoc ed Elia, che citano il versetto di Qoelet 1,11 (“erit recordatio apud eos,
qui futuri sunt in novissimo”) per sottolineare che di questo evento primigenio ci sarà una perdita di memoria in avvenire. Restaurata con l’incarnazione, la morte e la risurrezione di Gesù l’alleanza tra Dio e l’umanità, Gesù torna alla fine dei tempi per giudicare il mondo, premiare i fedeli all’alleanza e punire i peccatori.

 

La corte giudicante

Il giudice e gli intercessori

La seconda venuta di Cristo è illustrata in alto, al centro dell’affresco. Gesù scende dall’empireo circondato da un coro di serafini e siede sull’arcobaleno della nuova alleanza. Le ferite della crocifissione sprizzano ancora sangue. Gli angeli esibiscono gli strumenti della passione: la croce, la colonna della flagellazione, la corona di spine, i chiodi, la canna con la spugna. Egli si rivolge ai dannati, maledicendoli e allontanandoli con il gesto delle mani. Il cartiglio ricorda la sentenza della condanna nel latino della Volgata: Discedite a me, maledicti, in ignem aeternum, qui praeparatus est Diabolo et angelis eius.

Il tribunale celeste degli apostoli

Il giudice è affiancato dal tribunale celeste dei dodici apostoli seduti sui troni. Da sinistra a destra vediamo Simone, Matteo, Taddeo, Andrea, Paolo, Pietro, Giovanni, Giacomo, Tommaso, l’altro Giacomo, Filippo e Bartolomeo.

Gli accusatori

Il ruolo dell’accusa è incarnato da due diavoli che citano il contenuto dei libri aperti e richiamano rispettosamente il giusto giudice a considerare figli della colpa tutti coloro che hanno rifiutato la grazia divina e anche a punire con una pena eterna una colpa che fu smisurata: “Equissime judex, judica istos meos esse ab culpam qui tui esse noluerunt per gratiam”, “tuus est per gratiam, meus est per miseriam” e “Sicut peccatum fuit infinitum, ita penitencia debet esse”. Il ruolo della difesa è affidato ai due avvocati difensori: Maria, la madre di Gesù (con la corona di regina del cielo), e Giovanni Battista il precursore (con la tunica eremitica di pelle di cammello). Gli advocati peccatorum pregano in ginocchio, intercedendo perché il giudice usi misericordia.

 

Il giudizio individuale

La psicostasia

La valutazione dei meriti e dei demeriti di ciascuno è affidata all’arcangelo Michele e alla sua bilancia a doppio piatto. L’arcangelo indossa l’armatura di capo delle milizie celesti e controlla con la sua lancia i tentativi del diavolo di condizionare a suo favore i risultati della pesatura.

 

La risurrezione dei morti

La risurrezione dei morti

Quattro angeli tubicini, collocati casualmente nell’affresco e rivolti ai quattro angoli del mondo, suonano le lunghe trombe munite delle insegne di Cristo. Allo squillo dei fiati angelici i morti si risvegliano, seguendo l’indicazione del cartiglio che recita “surgite, mortui, venite ad judicium”. Il cimitero cosmico è rappresentato da avelli quadrati e da un mare di ossa sparse. I morti inumati, raffigurati come scheletri e mummie, riassumono progressivamente il corpo mortale, fuoriescono dagli avelli e attendono in ginocchio la sentenza del giudice.

 

Il corteo degli eletti e il Paradiso

La Gerusalemme celeste

Gli angeli raccolgono i corpi nudi dei salvati e li incolonnano in un corteo diretto in paradiso. Un angelo sventola il cartiglio che riporta la sentenza favorevole di Gesù: “Venite, benedicti Patris mei; possidete paratum vobis regnum a constitutione mundi”. Il Paradiso è raffigurato in duplice modo. Esso ha la forma urbana della città celeste, circondata da mura e sorvegliata da alte torri, così come l’Apocalisse descrive la Gerusalemme celeste scesa dal cielo. Ha poi la forma del giardino dell’Eden, nel quale crescono gli alberi descritti nel libro della Genesi: l’albero della vita e l’albero della conoscenza del bene e del male.

 

I beati

I beati

I diversi gruppi di beati che affollano il Paradiso sono descritti con cura da Canavesio. Il primo gruppo (Adam et sancti patres) comprende i progenitori Adamo ed Eva, il loro figlio Abele, i patriarchi biblici tra i quali si riconoscono Noè e il re Salomone. Il secondo gruppo (Abraham et prophete), preceduto dal padre Abramo, comprende i profeti, riccamente abbigliati. Il terzo è il gruppo dei martiri (sancti martires): li precede il protomartire Stefano con la dalmatica, la palma e le pietre della lapidazione; seguono Lorenzo con la graticola, Giorgio con l’abito da cavaliere, Sebastiano con le frecce. Al di sotto è il gruppo dei confessori e dei dottori della chiesa (sancti confessores): si riconoscono papa Gregorio Magno col triregno, San Girolamo con la berretta cardinalizia, Sant’Ambrogio in abito vescovile. Il gruppo degli eremiti è preceduto da Benedetto e comprende Pietro da Verona e Sant’Antonio abate con la campanella. I religiosi e i fondatori di ordini sono guidati da San Francesco d’Assisi e comprendono San Bonaventura di Bagnoregio e San Bernardino da Siena. Le sante indossano abiti dai tenui colori pastello che si differenziano dai colori più cupi degli abiti maschili. Riconosciamo tra loro Sant’Apollonia (con la tenaglia e il dente), Santa Caterina d’Alessandria (con la corona regale e la ruota), Santa Chiara (con l’abito monacale), Santa Maria Maddalena (con i lunghi capelli biondi). Gli ultimi tre gruppi comprendono i Santi Innocenti (i bimbi uccisi da Erode), le donne e gli uomini Christifideles laici.

 

L’Inferno

I dannati

L’Inferno di Canavesio si presenta in modo multiforme. Il suo primo aspetto è quello dello scheletro, simbolo della morte eterna, che allarga braccia e gambe per accogliere i dannati. La scritta incisa alla base dell’ultimo scranno degli apostoli (Mors despacet eos), spiega appunto che la morte inghiottirà i peccatori. Il secondo volto è quello del Leviatano infernale con le narici fiammeggianti: la gola spalancata del drago biblico, che ingoia i cortei dei peccatori senza speranza. Il terzo volto è quello delle caverne sotterranee, i loca poenarum dove sono puniti i singoli vizi capitali. I diavoli hanno fattezze mostruose assimilabili a quelli di belve e animali feroci (con squame corazzate, carapaci, lunghe corna, dentature ferine, incisivi sporgenti, pelli maculate, zampe e unghie da rapace).

 

I dannati

La punizione dei dannati

I dannati sono allontanati dal giudice con l’intervento combinato e squadristico degli angeli sterminatori (muniti di lunghe lance) e dei diavoli portatori che s’impadroniscono in modi brutali dei corpi e li trascinano verso l’inferno. Canavesio, dopo questo disordine iniziale, provvede poi a mettere ordine e a descrivere gruppi omogenei di peccatori, guidati da alfieri che esibiscono sulle banderuole il tipo peccato commesso. Il primo gruppo su cui si accaniscono i diavoli è quello dei giudei (iudei): di fronte alle loro veementi rivendicazioni di appartenere al popolo eletto, gli angeli mostrano gli strumenti della passione di Gesù e ricordano il loro deicidio. In alto, abbracciati da Lucifero nelle sue grinfie, incapaci ormai di qualsiasi reazione, sono i traditori e i disperati. Quattro cortei si dirigono verso la gola del Leviatano. Il primo è composto dagli avari, dai falsari e dagli usurai (usurarii et falsi mercanti), ancora attaccati ai sacchetti delle loro monete. Segue il gruppo degli ipocriti e dei simulatori (ypocriti e falsi batuti), frustati a sangue da un diavolo. Più in alto sono i lussuriosi e gli adulteri (rufianane con li soy adulteri), preceduti da un’anziana ruffiana. In coda sono i ladri, i bugiardi e i bestemmiatori (laroni, inganatori e blasfematori).

Nella prima caverna è descritta la punizione degli avari e degli usurai (usurari e rapinatori). Uno di questi ha ancora voluto salvare la cassaforte dei suoi beni. Il diavolo punitore è un’originale figura di drago alato con berretta, che ha un volto umano, ali da pipistrello, una cresta dentata sulla schiena, braccia e gambe munite di artigli, una velenosa coda da scorpione che punge i dannati, e un ventre fornito di quattro facce divoranti che ingoiano altrettanti dannati. Questo demonio estrae da una scarsella le monete arroventate e le lascia cadere sui dannati, ustionandoli.

Nella seconda caverna sono puniti i falsi testimoni e gli spergiuri. Essi sono legati a una ruota dentata che un diavolo fa girare vorticosamente, straziandoli. Serpenti velenosi addentano la lingua dei dannati, punendoli per le loro calunnie e false testimonianze in giudizio.


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