Tria: “Flat tax progressiva”. Mef parte da partite Iva

Il ministro dell'Economia Giovanni Tria durante le dichiarazioni programmatiche del presidente del Consiglio Giuseppe Conte in Senato
Il ministro dell'Economia Giovanni Tria durante le dichiarazioni programmatiche del presidente del Consiglio Giuseppe Conte in Senato, Roma, 5 giugno 2018. ANSA/GIUSEPPE LAMI

ROMA. – La flat tax sarà progressiva, migliorerà l’attuale struttura dell’Irpef e nell’attuarla saranno rispettati i vincoli di finanza pubblica. E’ una doppia rassicurazione quella che arriva dal ministro dell’Economia, Giovanni Tria, in un intervento programmatico di fronte alla Commissione Finanze del Senato ancora una volta ispirato ad un estremo realismo.

Dopo il week end incandescente vissuto prima in contrapposizione e poi in sintonia con Luigi Di Maio sulla gestazione del decreto dignità, Tria non ha dedicato nemmeno una parola alle polemiche nate intorno al provvedimento e tanto meno al ruolo di Tito Boeri alla guida dell’Inps, ma ha insistito sui prossimi passi del governo in materia innanzitutto fiscale.

L’azione, che probabilmente riguarderà anche l’Irap, sarà “fortemente orientata a rendere la tassazione più favorevole alla crescita”, a perseguire la semplificazione degli adempimenti e a migliorare la tax compliance, anche con la pace fiscale, non un condono, ha puntualizzato, ma una nuova forma di “fisco amico”. Con queste misure si preparerà il terreno alla riduzione della pressione fiscale, a partire dai redditi medio-bassi.

Sgombrando quindi il campo dalle accuse di un intervento sulle aliquote che finirebbe per favorire le fasce più alte, Tria ha spiegato che la flat tax sarà definita “in armonia con i principi costituzionali di progressività”, principi che l’attuale struttura dell’Irpef “fa fatica a garantire”.

Un primo assaggio potrebbe arrivare entro agosto e dovrebbe riguardare il mondo delle partite Iva. Per le imprese, ha spiegato il viceministro Massimo Garavaglia, “potrebbe esserci un provvedimento sul taglio delle tasse già prima della fine dell’estate”. Al Mef si sta infatti lavorando all’estensione del regime forfettario al 15% per soglie di fatturato più alte rispetto ai limiti attuali (oggi 30.000 euro per i professionisti e 50.000 euro per gli altri).

Non è ancora chiaro se la distinzione per comparti sarà mantenuta o se la soglia verrà alzata e unificata, ma la base di partenza potrebbe essere la proposta di legge presentata dalla Lega, primo sponsor dell’intervento. In Parlamento l’idea è quella di garantire il trattamento agevolato fino ad un volume d’affari di 100 mila euro, con una riduzione per le start-up, a cui sarebbe assicurata un’aliquota del 5% per 3 anni, estesa ulteriormente a 5 anni per gli under 35 e gli over 55.

Al contempo, dovrebbero sparire tutti gli obblighi di contabilità, studi di settore e spesometro lasciando come unico adempimento la dichiarazione dei redditi. Per motivi di costo, ma anche di limiti europei, il tetto di fatturato dovrebbe essere compreso probabilmente tra i 60.000 e gli 80.000 euro.

Il tema non lascia indifferente nemmeno Forza Italia, che ha già preannunciato un emendamento al decreto dignità per l’innalzamento della soglia dei liberi professionisti da 30 mila a 50 mila euro di reddito.

Il realismo di Tria passa infine anche per il reddito di cittadinanza. Per attuarlo non saranno necessarie tutte risorse nuove: il costo, ha spiegato il ministro, “non può essere tutto addizionale ma in parte sostitutivo”. Si tratterà dunque di “trasformare strumenti di protezione sociale già esistenti in altri strumenti”.

Per il Rei sono già stanziati per esempio 2 miliardi nel 2018, incrementati nel Fondo Povertà di ulteriori 700 milioni nel 2019 e 900 milioni dal 2020. Ma a questi si aggiungono anche gli stanziamenti ad hoc destinati ai servizi sociali per la messa a regime del reddito di inclusione. Un approccio che il Pd definisce ‘il gioco delle tre carte’ in cui potrebbe rientrare, secondo i dem, anche la Naspi.

(di Mila Onder/ANSA)

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