Conte riferirà sulla Libia: “Non si arrivi a guerra civile”

Libia: i carri armati del generale Khalifa Haftar sparano su Tripoli.
Libia: le forze del generale Khalifa Haftar sparano su Tripoli. (ANSA)

ROMA. – “Non possiamo permetterci una guerra civile”. Così il premier Giuseppe Conte esprime la preoccupazione per una escalation bellica che apre per l’Italia l’incognita sulle forniture di idrocarburi e sul rischio di una nuova ondata di sbarchi di persone in fuga. Per questo Conte – che ha dato la disponibilità a riferire alle Camera già giovedì prossimo – dice di mirare al dialogo con il generale Haftar, mentre le opposizioni attaccano il governo che, con il suo sovranismo “ha isolato l’Italia” tanto da “non fargli toccare palla”.

La preoccupazione per una guerra viene espressa al mattino dal ministro dell’Interno Matteo Salvini: “il governo – dice – sta lavorando per la pace e il dialogo in Libia con tutte le parti in causa”. “Direttamente o indirettamente io sono in contatto con alcuni ministri del governo però stiamo ragionando con tutti”. Sorprendentemente Salvini sostiene di “non essere preoccupato per la questione dell’immigrazione, perché ormai hanno capito che l’Italia ha finalmente iniziato a difendere i suoi confini via terra e via mare”.

Parole criticate da Annamaria Bernini, che ricorda come i nostri Servizi abbiano segnalato il rischio della partenza di 100.000 persone dalle coste libiche, o da quelle della vicina Tunisia, da dove negli ultimi mesi già arrivano numerosi piccole imbarcazioni.

Anche il premier Conte dice che l’esecutivo “Sta seguendo da vicino le vicende della Libia”: “Stiamo cercando di rappresentare soprattutto al generale Haftar – aggiunge – e agli altri interlocutori la necessità di evitare conflitti armati, non possiamo permetterci una guerra civile”. Conte prima ammette di “non aver sentito il generale Ḥaftar negli ultimi giorni” ma dopo un’ora afferma di essere “costantemente in contatto” con il leader di Bengasi e di “confidare che egli voglia evitare bagni di sangue”.

Cosa che spinge Matteo Renzi a domandare al premier “se ha qualcosa di sensato da dire” sulla crisi libica. Al momento però il governo non spiega, come ha rilevato Francesco Pasquali del Pli, cosa farà in caso di conflitto armato conclamato per proteggere i nostri connazionali, per assicurarsi le forniture petrolifere e affrontare una crisi migratoria. Le opposizioni attaccano su tutto il fronte.

L’ex ministro Marco Minniti chiede l’attivazione di una unità di crisi alla Farnesina; Michele Anzaldi e Marco Di Maio del Pd stigmatizzano il tour a Vinitaly di Salvini e Conte. Pierferdinando Casini definisce “imbarazzante l’isolamento e l’impotenza dell’Italia” che “non tocca palla in una partita decisiva”. “L’isolamento internazionale a cui ci ha portato la politica estera sovranista ha messo l’Italia in una situazione drammatica”, dice la capogruppo di Fi in Senato Annamaria Bernini, che chiede come il capogruppo Dem Andrea Marcucci a Conte di riferire in Parlamento.

Il premier Mercoledì il premier sarà al Consiglio europeo sulla Brexit, dove ci saranno gli altri leader, tra cui Emmanuel Macron, uno degli sponsor di Haftar. E proprio su una intesa con il presidente francese, l’ex premier Paolo Gentiloni suggerisce di puntare per far tornare in gioco l’Italia nello scacchiere libico. Giorgia Meloni invece abbandona il sovranismo e diventa europeista: la questione libica “va posta immediatamente in sede europea”, accusando Macron: “L’Italia si faccia sentire”.

(di Giovanni Innamorati/ANSA)

Lascia un commento