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I DATI AAWE

Lo stato del vino nei numeri degli sfusi: se il crollo produttivo stravolge il “traffico enoico”

Tra Spagna (primo esportatore mondiale) e Francia, nel 2017, sono transitati 471.100 tonnellate di sfusi. Germania primo importatore

Pur rappresentando una quota minoritaria rispetto al volume d’affari complessivo mosso dal vino nel mondo, la fetta degli sfusi è forse quella che meglio racconta e sintetizza le dinamiche di mercato ed il momento del settore. Questione di tempistiche e di una peculiarità ben precisa: a differenza dell’imbottigliato, lo “vie” dello sfuso cambiano di anno in anno, seguendo, ed in un certo senso risolvendo, cali ed eccessi produttivi. Così, un’annata come la 2017, che non ci stancheremo mai di ricordarlo ma è stata la più scarsa a memoria d’uomo, restando ovviamente sul solo aspetto quantitativo, ha visto un vero e proprio boom della rotta Spagna-Francia, per cui sono transitati 471.100 tonnellate di sfusi, facendone di gran lunga la “tratta” più trafficata, seguita dalla Italia-Germania (273.400 tonnellate) e da Spagna-Germania (233.100 tonnellate).
In effetti, come ricordano i dati relativi al commercio degli sfusi della America Association of Wine Economists, la Francia ha patito particolarmente il crollo produttivo, dovendo ricorrere ad una massiccia quota di import, ad appannaggio quasi esclusivo della Spagna, con il vino italiano andato Oltralpe che rappresenta una quota di appena 51.800 tonnellate, mentre in Italia sono entrate 111.800 tonnellate di vino spagnolo.
Va da sé che il primo esportatore è stato di gran lunga la Spagna, 1,27 milioni di tonnellate di vini sfusi spediti in tutto il mondo nel 2017, seguita a distanza dagli altri grandi produttori enoici globali, ossia Italia (510.900 ettolitri), Cile (394.300 ettolitri), Australia (362.100 ettolitri), Sudafrica (260.000 ettolitri), e Francia (178.800 ettolitri). Tra gli importatori, al primo posto, come di consueto, c’è la Germania, con 875.100 tonnellate di vino sfuso importato, seguita però dalla Francia, tutt’altro che un importatore, almeno storicamente, a 610.000 tonnellate, quindi Gran Bretagna (485.800 ettolitri), Usa (298.600 tonnellate), Cina (178.800 ettolitri), Italia (164.800 ettolitri) e Russia (155.600 ettolitri).

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